serie 4. parte 6

Vangelo secondo Marco: capitolo 9,14-29

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio


14 E arrivando presso i discepoli, videro attorno ad essi molta folla e gli scribi che discutevano con loro.
15 E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.
16 Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?".
17 E dalla folla uno gli rispose: "Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto.
18 Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".
19 Egli allora disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me".
20 E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando.
21 Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia;
22 anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci".
Signore Gesù, hai parlato di Elia con i tre discepoli, scendendo dal monte. Elia è il profeta della fede forte, la cui preghiera è stata esaudita da Dio. Fede e preghiera sono atteggiamenti necessari ai discepoli, ma ancora mancano ai tuoi. Tu assente, essi discutono. Si lasciano distrarre dagli argomenti degli scribi, forse per farsi ammirare dalla folla incuriosita. Ma la folla cerca te, soltanto te. Quando ti vede accorre da te, lasciando soli i discepoli. Essi dovrebbero essere i primi ad avvicinarsi a te! Tu ti sei accorto che era in corso una discussione: certamente essi parlavano di te, dei tuoi insegnamenti e delle tue scelte, disapprovate e disprezzate dagli scribi. Vorresti aiutare i tuoi discepoli, o a rispondere alle domande o a lasciar perdere la discussione. Ti risponde invece uno dalla folla. Egli aveva fiducia in te ed era accorso, pensando che tu fossi con i discepoli, e invece eri assente. Allora ha rivolto ad essi la richiesta destinata a te per suo figlio: questi, di quando in quando, vien preso da una forza che gli toglie sempre la parola, la capacità di comunicare, e vorrebbe togliergli pure la vita. I tuoi discepoli, cui tu avevi dato potere sugli spiriti immondi (3,15; 6,7) hanno provato a liberarlo, ma senza alcun esito.
La tua prima reazione, Gesù, è diretta ai discepoli. Ti rivolgi a loro come Dio al popolo di Mosè, quando lamentandosi e mormorando esprimeva la sua mancanza di fede: "Fino a quando sopporterò…?" (Nm 14,27). Dov'è la fede dei tuoi discepoli? Pensano di farcela con le proprie forze o con le proprie parole e non con la potenza di Dio che è in te?
Vuoi vedere il ragazzo, che, appena ti scorge è disturbato dallo spirito. È uno spirito o una malattia? Per te non c'è differenza; lo spirito si serve di una malattia, che gli impedisce di stare in ascolto e di rispondere. Tu allora ti rivolgi al padre del ragazzo; egli pure soffre, perché ama suo figlio. È lui infatti che chiede il tuo intervento, ed è lui che risponde alle tue domande, è lui impegnato a custodire la vita del ragazzo dal fuoco e dall'acqua. Ogni cosa è nemica per chi è in balia degli spiriti!
Quell'uomo si rivolge di nuovo a te. I tuoi non sono stati capaci di liberare suo figlio. Egli teme che forse nemmeno tu possa farlo, perciò esprime anche questa paura: "Se tu puoi qualcosa…". È bella la fede di quest'uomo, ma è tentennante. Tu vuoi anzitutto correggerla, rafforzarla, renderla stabile e sicura.

23 Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede".
24 Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiuta la mia incredulità".
25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: "Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più".
26 Gridando, e scotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto".
27 Ma Gesù, presolo per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
28 Entrato in casa, i discepoli gli domandavano in privato: "Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?".
29 Ed egli disse loro: "Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".

 

La tua risposta, Gesù, ci mostra com'è la tua fede e ci incoraggia a prenderla in noi (Gc 1,6-8; 1Gv 5,14-15; Gv 16,23). Anch'io voglio credere con te e come te. "Tutto è possibile a chi crede"! A Dio nulla è impossibile (cf Gn 18,14), chi crede si appoggia sulle capacità di Dio, non sulle proprie capacità, nemmeno sulle nostre capacità di credere. Per quanto noi crediamo, non siamo capaci di credere. Il nostro credere è sempre rovinato dal nostro peccato, dall'egoismo, dall'orgoglio, dalla vanagloria. Dobbiamo continuamente ricevere la fede come dono di Dio, come sua azione. Gesù, rendici partecipi della tua fede. Tutto è possibile a chi crede, ma solo tu credi. Solo il tuo credere è puro, libero dal peccato. "Aiuta la mia incredulità", sostienila con la tua fede. La mia fede è un'incredulità che si apre a te, ad accogliere la tua fede.
Ti basta vedere questa umiltà e verità del padre del ragazzo per dare il tuo ordine allo spirito che impedisce l'ascolto e la parola, che impedisce di ricevere e di dare, impedisce la vita divina di comunione umile, sincera e fiduciosa. Lo spirito immondo esce, pur non risparmiando la sofferenza e nemmeno l'esperienza della morte. Molti dicevano infatti "è morto", cioè non credevano all'efficacia della tua parola.
Tu sei la vita, tu sei novità: prendi per mano il ragazzo, come hai fatto con la suocera di Pietro e con la figlia di Giairo, e lo fai risorgere. Chi diceva che è morto deve ora dire che tu l'hai risorto.
I tre discepoli, che sono scesi con te dal monte, cominceranno a comprendere ciò che tu hai loro detto riguardo alla tua risurrezione dai morti?
Gli altri nove sono preoccupati per la brutta figura della loro incapacità, di cui tutta la folla è stata testimone. Come mai il potere che tu hai dato loro non è stato efficace? La loro vita e la loro sequela è inutile? Sono preoccupati della salvezza del ragazzo o della brutta figura che hanno fatto di fronte alla folla?
La tua risposta, Gesù, è una nuova istruzione che suona pure come rimprovero. I demoni che tormentano gli uomini scappano solo dalla preghiera: è la preghiera che tiene il discepolo unito a te, suo maestro, l'unico che può comandare ai demoni. Si vede che la preghiera non era presente in loro. Pregare, imparare a pregare, continuare a pregare, vigilare nella preghiera: il nostro cuore e la nostra mente devono essere sempre orientati a te, immersi in te, occupati da te!

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