serie 4. parte 7

Vangelo secondo Marco: capitolo 9,30-37

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

30 Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
31 Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà".
32 Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

 

Signore Gesù, inizi il tuo viaggio verso Gerusalemme partendo dal luogo più lontano, al confine con le terre pagane. Questo viaggio è un vero pellegrinaggio: arrivando compirai l'unico sacrificio vero, gradito al Padre, preannunciato e inconsapevolmente atteso da tutti i sacrifici offerti dagli uomini. Attraversi quindi la Galilea, la regione in cui tutti ti conoscono perché ti hanno ascoltato oppure hanno potuto sentir parlare di te. Durante questo viaggio non vuoi essere trattenuto da nessuno, né da malati né da peccatori né da coloro che sono "come pecore senza pastore". Il vero cibo e la guida definitiva e perenne la darai loro proprio a Gerusalemme: ora vuoi preparare i tuoi discepoli ad esserne partecipi. La tua istruzione non dev'essere interrotta, né disturbata. Essi devono conoscere e comprendere il tuo mistero, devono essere preparati per accogliere quanto ti accadrà nella città di Davide.
Tu hai già rivelato quanto ti accadrà, ma essi hanno chiuso gli orecchi, anzi, hanno rifiutato di crederti e hanno tentato di opporsi al volere di Dio, diventando tentazione per te. Ora, in Galilea, dove tutti sono testimoni dei miracoli e prodigi compiuti da te, continui a ripetere il tuo insegnamento, e lo fai con le parole dei profeti, parole che nessuno può mettere in discussione. "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini"! I discepoli ragionano: Il Figlio dell'uomo è l'inviato di Dio, come potrà cadere nelle mani degli uomini? Eppure così dicono le profezie: Dio consegna agli uomini, che non hanno dato ascolto ai profeti, l'ultimo che gli resta, il Figlio, la pienezza del suo amore.
"Nelle mani degli uomini": qui non dici dei peccatori, o dei pagani, o dei nemici, ma "degli uomini". Tutti gli uomini sono figli di Adamo, peccatori e nemici, disobbedienti, egoisti; essi fanno a te quello che avrebbero voluto fare a Giuseppe i suoi fratelli: ti uccideranno. Ma colui che ti consegnerà loro non ti abbandonerà. Quando gli uomini avranno fatto tutta la loro parte, parte di cattiveria e di morte, egli, il Padre, compirà il suo progetto: ti farà risorgere! Ti risusciterà dopo tre giorni, così si saprà che Dio è il tuo protettore!
Questo è l'insegnamento che continui a donare, il più importante e il più incomprensibile. E difatti non capivano. Non capivano, come noi non comprendiamo, perché la morte per noi non è un passo utile, non è un momento gradito a nessun uomo. Noi non sappiamo come Dio possa adoperare la nostra morte, anzi, pensiamo che essa metta fine anche all'agire di Dio per noi, che ci impedisca di sperimentare il suo amore. Tu devi continuamente insegnare che Dio è Dio per noi anche dopo la nostra morte, che egli è sempre Dio dei viventi. Egli ti farà risorgere. Che Dio possa far risorgere dai morti lo ha creduto anche Abramo mentre accompagnava il figlio diletto verso il sacrificio (Ebr 11,19). I tuoi discepoli devono crederlo per te, e lo devono credere anche per sè, altrimenti come potranno rinnegare se stessi per seguirti?
Dovrai insegnarlo ancora, Gesù, perché i discepoli non solo non capiscono, ma neppure vogliono capire. Pur potendo, non ti chiedono spiegazione: hanno paura!

33 Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo per la strada?".
34 Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
35 Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti".
36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:
37 "Chi accoglie un bambino come questi nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".

 

 

Arrivi a Cafarnao, dopo un lungo viaggio. Ed è l'ultima volta che entri nella casa che avevi scelto come dimora per te, tua madre e i tuoi fratelli. E qui, finalmente, ti siedi, chiamando i Dodici ad essere molto attenti. Essi non hanno voluto risponderti quando hai chiesto l'argomento della loro precedente discussione. Hanno taciuto, vergognandosi che, per loro, unica conseguenza dell'annuncio della tua morte sia stato mettersi a pensare a chi avrebbe preso il tuo posto tra di loro, e nel regno di Davide che tu avresti ristabilito. L'argomento è molto importante, ma è facile lasciarsi ingannare… da se stessi.
Chi è il più grande? Qualcuno vuol essere il primo? È necessario che ci sia un "primo", uno cui ubbidire. Il primo, colui che prende il tuo posto, dev'essere come te, servitore di tutti e ultimo di tutti. I Dodici non hanno ancora visto del tutto come tu sei servitore e ultimo: lo vedranno a Gerusalemme, se saranno capaci di vedere!
Intanto tu dai ai loro occhi un anticipo: prendi tra le braccia un bambino. Al bambino nessuno dà ascolto, il bambino viene sempre fatto tacere, viene allontanato dal consesso dei grandi: tu lo prendi tra le tue braccia, lo accogli in modo che lui si senta grande, amato, preferito, apprezzato proprio per la sua piccolezza. Inoltre, essendo ospite in quella casa, abbracciando il bambino ti rendi partecipe dell'amore della madre per quel bambino, e ti fai accogliere da tutti per questa umiltà.
I tuoi discepoli devono sapere che solo Dio è grande! Se essi vogliono essere grandi devono avere Dio in sè. Ciò è possibile, basta accogliere te, Gesù, il Figlio. E per accogliere te, Gesù? "Nel suo nome", per tuo amore, posso accogliere il bambino, il disprezzato, l'inascoltato, colui che è sempre lasciato fuori. Sarò grande, sarò il primo nel cuore di Dio, sarò il primo anche nel suo Cielo!

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