46 E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli
e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo
la strada a mendicare.
47 Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire:
"Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".
48 Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più
forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49 Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono
il cieco, dicendogli: "Coraggio! Àlzati, ti chiama!".
50 Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
51 Allora Gesù gli disse: "Che cosa vuoi che io faccia per te?".
E il cieco gli rispose: "Rabbunì, che io veda di nuovo!".
52 E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E
subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
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Signore Gesù, con i discepoli impauriti e la folla pure spaventata
tu giungi a Gerico, la città che Giosuè abbatté senza
usare le armi, solo facendo suonare le trombe attorno alle sue mura sette
volte per sette giorni. È una città divenuta dimora dei ricchi,
che temono di condividere con i poveri il freddo dell'inverno di Gerusalemme.
Qui nessuno ti accoglie, nessuno si cura di te. Proprio mentre ti allontani
da questa fredda Gerico, ultima tappa prima della città santa, passi
vicino all'unico uomo importante, l'unico che si accorge di te, Bartimeo.
Il suo nome, che l'evangelista ripete come un nome che ci porta un messaggio
importante, evoca la cultura greca (Timeo è il titolo di uno dei dialoghi
di Platone!), cultura che si crede ricca per la sua filosofia, ma che è
cieca, incapace di aiutare gli uomini e di salvarli. Bartimeo infatti è
cieco, e quindi mendicante: per vivere non può contare su altra risorsa
che sulla sensibilità degli altri. Egli stesso, impedito di partecipare
alla vita sociale ed economica del popolo, non può fare altro che rimanere
seduto a chiedere l'elemosina. E inoltre, vergogna più grande, non
può mai leggere la Parola di Dio né per sè né
per gli altri.
Il rumore e il vociare di coloro che camminano con te raggiunge Bartimeo,
che ha già posto in te ogni sua speranza. Gli hanno riferito il tuo
nome e la tua provenienza da Nazaret, ed egli ha capito e creduto. Con tutta
la sua voce ti chiama per nome e ti supplica. Egli fa risuonare la sua fede
gridando: "Figlio di Davide". Senza vederti egli annuncia la tua
regalità, quella regalità messianica che ha spaventato Erode,
ma che fa gioire il popolo. Il suo gridare è udito da tutti, così
il tuo nome, accompagnato dal titolo messianico e dall'invocazione dell'aiuto
divino, arriva agli orecchi di chi nemmeno sa che può aver bisogno
di te. Egli è un mendicante, e perciò tutti pensano che egli
desideri da te un'elemosina. Molti perciò lo fanno tacere, rimproverandolo.
Essi ritengono che non si possa chiedere l'elemosina a te, che tu non debba
vedere in una città ricca la povertà, la miseria sull'uscio
degli spreconi. Inoltre essi hanno paura, giudicano pericoloso per tutti il
fatto che anche solo un miserabile ti attribuisca un titolo messianico qui,
dove Erode passa il tempo a gozzovigliare in una delle sue residenze. Tutti
infatti hanno vivo il ricordo della sorte di Giovanni. Inoltre non sembra
ammissibile che un mendicante voglia la tua attenzione, Gesù, mentre
sei così deciso a continuare il cammino verso Gerusalemme. Vari sono
i motivi che possono essere addotti per ritenere doveroso far tacere il presuntuoso
o incauto Bartimeo.
Il figlio di Timeo sa che, se tu passi senza vederlo, egli rimarrà
sempre cieco e sempre mendicante, senza uno scopo e senza una meta per la
sua vita. Egli è inutile, nonostante porti un nome reso famoso dagli
scritti di Platone, ritenuto grande dagli uomini che vagano a tentoni nel
mare delle credenze umane. Egli perciò continua a gridare il tuo nome,
ancora più forte, affinché tu lo veda. Sei tu, Gesù,
che poco prima avevi insegnato che i piccoli sono grandi, e che è vera
grandezza servirli. Ti fermi, perciò, obbligando tutti a fermarsi.
È bello vedere che tu non vai verso il cieco, ma a quelli stessi che
lo sgridavano chiedi di umiliarsi, di farlo venire a te, di condurtelo per
mano. Sono essi i ciechi che non vedono chi è veramente degno di attenzione,
e i sordi che non hanno ascoltato i tuoi insegnamenti e perciò non
hanno udito nemmeno l'importanza del grido di Bartimeo.
Chiamandolo, essi gli donano le tue parole: la parola del coraggio, quella
con cui hai dato speranza ai discepoli disperati sul mare in tempesta; la
parola della risurrezione, con cui hai ridato vita alla dodicenne figlia di
Giairo; e la parola che lo autorizza a camminare insieme a te, dietro a te!
Bartimeo esulta e manifesta la sua fede. Anzitutto butta il mantello, la sua
unica sicurezza, la sua proprietà: anche i tuoi discepoli avevano lasciato
con prontezza e con gioia la barca e la rete. Egli dà un taglio netto
al suo passato: sa che con te inizia una vita nuova, la vera vita, quella
che né il suo nome né il denaro raccolto poteva dargli. Egli
viene a te presentandosi non in veste di mendicante, ma nella veste di uno
che è pronto a ciò che tu gli chiederai. E tu anzitutto gli
chiedi di esprimere davanti a tutti la sua richiesta. Così sappiamo
che egli non sperava da te un'elemosina, come da tutti gli altri uomini, ma
la luce per una vita nuova. La sua richiesta manifesta la sua fede in te,
qualunque cosa tu faccia e dovunque tu sia diretto. Egli ti ama come suo maestro,
come colui che può orientare tutta la sua vita.
Tu, Gesù, accogli il suo amore e la sua fede, fede che lo salva. Quell'uomo
ha accolto te, e perciò possiede ormai vita eterna. Egli ti vede e
può camminare dietro a te. Dietro a te egli cammina con decisione e
con gioia, trascinando i tuoi discepoli e quella folla formata da uomini ancora
impauriti e sgomenti: il cieco infatti non ha paura di venire con te a Gerusalemme:
egli sa e vede che tu sei la vita!
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