serie 5. parte 3

Vangelo secondo Marco: capitolo 11,1-11

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

1 Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli
2 e disse loro: "Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui.
3 E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".
4 Essi andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono.
5 Alcuni dei presenti dissero loro: "Perché slegate questo puledro?".
6 Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
7 Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra.
8 Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi.
9 Quelli che precedevano, e quelli che seguivano, gridavano:
"Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
10 Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!".
11 Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.

Signore Gesù, hai attraversato il deserto salendo da Gerico, e ora, quasi al tramonto del sole, sei vicino alla città santa. Con te ci sono i discepoli, la folla e quel Bartimeo che a voce alta ti ha chiamato "Figlio di Davide". I villaggi che si incontrano prima della città hanno nomi significativi, neanche a farlo apposta: Betfage, "casa dei fichi acerbi", e Betania, "casa del povero afflitto": nomi profetici per te, che non troverai Gerusalemme pronta ad accoglierti, e dovrai uscire da essa tradito e afflitto, come Davide quando fu costretto a fuggire a causa delle trame di suo figlio Assalonne (2Sam 15,30). Qui sei sul monte, luogo di manifestazione di Dio e del suo amore. È il monte degli Ulivi, che dai profeti (Zc 14,4ss) è annunciato come il luogo sul quale il Messia si prepara per celebrare la sua regalità su tutta la terra. E tu davvero prepari con cura il tuo ingresso nella città, come preparerai l'altro ingresso per celebrarvi la Pasqua (14,12). Mandi due discepoli come per una missione importante. Tutto è davvero importante, perché ogni gesto ed ogni azione manifesterà chi tu sei, e quindi come tutto il mondo deve accoglierti. Entrando nel villaggio di fronte, i due inviati trovano davvero l'asinello legato. È legato come l'asinello di cui parlò Giacobbe a suo figlio Giuda, dalla cui discendenza viene colui "cui è dovuta l'obbedienza dei popoli" (Gn 49,10). Tu, e soltanto tu, puoi slegare l'asinello, perché sei tu colui che viene a regnare con lo "scettro e con il bastone del comando". Quel puledro è "nuovo", non ha mai portato nessuno. Esso perciò può essere consacrato a Dio e di esso può servirsi il re per la cerimonia d'intronizzazione. È la cavalcatura di dei familiari di Davide (2Sam 16,2), il re ubbidiente alla legge che vieta l'uso del cavallo, la cavalcatura dei dominatori (Dt 17,16). Questo fu importato dalle regioni pagane da Salomone (1Re 10,26), quando già aveva iniziato a vivere una vita di disobbedienza al suo Dio.
Gesù, dici tutto ciò che succederà ai due discepoli inviati: la tua Parola si avvererà. Essi, e noi con loro, saremo pronti così a donare fiducia a te anche quando percorrerai la via come un maledetto dagli uomini. Tu sai tutto, tu conosci che cosa Dio ha preparato per te, e perciò ti rimarremo fedeli anche nell'afflizione. Tu sai pure cosa diranno gli uomini quando vedranno i discepoli ubbidire a te e sai cosa essi dovranno annunciare: "Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito". Sì, hanno capito bene, tu sei "il Signore". Essi non ti hanno mai chiamato così, ma ora sul monte devono sapere che tu sei il Signore, colui cui tutti i popoli devono ubbidire. Su questo monte ti riveli, Gesù, come il Signore, e ti nascondi subito nella nube dell'umiltà, seduto sul giumento dei poveri e dei servi. Ma anche l'asinello serve a rivelarti: di esso hai bisogno per dire che sei l'atteso, colui di cui i profeti hanno parlato (Zc 9,9), sei il re, come ha gridato Bartimeo, il re che usa la cavalcatura di suo padre Davide, sei il re che ha il diritto di usare i beni dei suoi sudditi, ma senza privarli di ciò che ad essi appartiene: infatti rimanderai presto il puledro ai suoi padroni.
Sull'asinello ci sono ora i mantelli dei discepoli e per terra un tappeto di mantelli e di fronde: c'è gioia, c'è la certezza che tu sei colui che viene perché mandato da Dio, il Dio che salva il suo popolo e i suoi poveri.
Il canto che i pellegrini ogni anno fanno risuonare sul monte degli Ulivi, come profezia di salvezza, ora si avvera (Sal 118). Finalmente arrivi tu, pellegrino, al luogo ove compirai l'attesa di tutti i pellegrini, il sacrificio che li salva, l'offerta di riscatto che li libera da ogni schiavitù. È bello, Gesù, sentirti acclamato e vedere che tu accetti l'acclamazione. Tutti sanno ora che sei il Messia, il re del regno che viene, quello annunciato già a Davide (Is 9,6; Lc 1,33): tu solo però sai come la salvezza si realizzerà! Acclamano "Osanna", invocando salvezza, e tu tieni nascosto nel cuore il dolore per il prezzo che dovrai versare per quella salvezza. Ai discepoli l'hai già rivelato tre volte, ma essi tre volte l'hanno dimenticato. Con questa sofferenza nascosta varchi la porta della città, e subito, sceso dall'asino, quella del tempio. Finalmente sei nella casa del Padre.
Il tuo sguardo è attento: tu vuoi vedere i segni dell'amore di Dio e vuoi vedere come il luogo santo è trattato con onore e amore, vuoi vedere se Dio è amato in modo che sia conosciuto da tutti i pellegrini come il Dio Padre dei poveri e dei sofferenti. Il tuo sguardo è un sole che illumina tutto, ora che il sole sta per tramontare e lascia scendere la notte. Il tuo sguardo è l'unico sguardo che vede e giudica, è lo sguardo del re che dev'essere temuto da quelli che non lo amano.

Perché, Gesù, al sopraggiungere della notte, con i discepoli esci dalla città? Chi cerca sicurezza, di notte entra nella città. Tu invece esci. Tu non ti affidi agli uomini, ma al Padre. Quelli che ti hanno accompagnato hanno cantato: "È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti" (118,9). Gli uomini attendono la notte per tenderti tranelli, perciò tu ti allontani dalle loro false sicurezze.
Gesù, osanna! Salva anche me, adoperami come hai adoperato l'asinello slegato, giudicami con il tuo amore.

 

 

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