serie 5. parte 7

Vangelo secondo Marco: capitolo 12,13-17

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

13 Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.
14 Vennero e gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?".
15 Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro, voglio vederlo".
16 Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?". Gli risposero: "Di Cesare".
17 Gesù disse loro: "Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare e quello che è di Dio, a Dio". E rimasero ammirati di lui.

Signore Gesù, i membri del Sinedrio vorrebbero catturarti, ma per poterlo fare senza pericolo devono prima screditarti di fronte alla folla, che ti ammira. Dopo aver udito la parabola della vigna non si danno per vinti e non pensano nemmeno a convertirsi. Essi mettono d'accordo due partiti tra loro avversi, perché insieme ti tendano un tranello efficace e sicuro, i farisei e gli erodiani, che già in Galilea (3,6) avevano trovato un'intesa sulla necessità di eliminarti. Ora essi si sono accordati di farti parlare proprio sull'argomento che maggiormente li divide. Così la tua risposta sarà occasione per loro infallibile o di condannarti o di farti perdere la stima della gente.
Eccoli, arrivano. Tu sei ancora nell'area del tempio. Il loro parlare copre le benedizioni a Dio della liturgia e si mescola al profumo degli incensi. Ti chiamano "Maestro", essi che hanno sempre contestato la tua autorità. E ti lodano con lodi precise. È vero che tu sei veritiero e che non dimostri soggezione davanti ad alcuno e non guardi in faccia nessuno e che insegni la via di Dio secondo verità. A queste lodi essi stessi non credono. Tu t'accorgi della loro menzogna dal tono adulatorio della voce con cui si rivolgono a te. Essi affermano che tu conosci la verità, ma non si pongono con umiltà alla tua scuola. Vogliono nascondere, dentro frasi religiose e pie, la loro malvagia intenzione.
Tu, Gesù, non sei ingenuo. Non occorre che qualcuno ti dica di stare attento. Sai che il malvagio, "più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra, più fluide dell'olio le sue parole, ma sono spade sguainate" (Sal 55,22).
Essi ti fanno due domande, la prima, teorica, sulla liceità o meno di pagare il tributo all'imperatore romano. Tu sai che gli zeloti lo proibivano, come atto idolatrico, mentre gli erodiani lo sostenevano perché asserviti all'autorità di Cesare; i farisei avevano scelto una via di comodo: in linea di principio erano contrari, ma in pratica pagavano i tributi, giustificandosi col dire che è Dio colui che innalza e abbassa i re, anche quelli pagani (Dn 2,21-33). Essi, che hanno già deciso come trattarti, ti fanno anche la seconda domanda, su come ci si debba comportare in pratica. Domande tranello! Se tu rispondi affermativamente la gente comincerà a perdere la fiducia in te, ti odierà come odia i romani per l'esosità delle loro tasse. Se rispondi negativamente, ci sono qui gli erodiani, pronti a denunciarti ai romani che penseranno essi stessi a toglierti di mezzo senza scomodare il Sinedrio.
Tu ti accorgi che queste domande vengono dall'unico nemico che ha sempre cercato di distoglierti dal tuo compito e di farti comprendere e accettare il tuo essere Messia secondo le attese politiche del popolo. Le domande che ti sono rivolte sono una parafrasi di quelle che avrebbero voluto sedurti nel deserto: "Tu, che sei figlio di Dio, fatti riconoscere un Messia che piace agli uomini: dà loro il pane gratuitamente traendolo prodigiosamente dalle pietre; usa poteri magici infallibili; prendi il bastone del comando al posto dei re della terra". Tu percepisci in quelle parole la tentazione: "accontenta il popolo che si attende che tu combatta e vinca i romani".
Qual è il tuo messianismo? Gesù, tu sei venuto a servire, e ai tuoi hai detto che è grande colui che si fa schiavo di tutti. Qualunque risposta alle loro domande eluderebbe la natura del tuo essere Messia secondo Dio. Per questo tu chiedi: "Perché volete mettermi alla prova?". Volete vedere se sono fedele a colui che mi ha mandato o se prendo posizione tra le dispute e le discordie degli uomini?
Devi dare a loro e ai tuoi discepoli e a noi un insegnamento importante.
Il denaro del tributo dov'è? Tu non lo porti con te, essi invece ce l'hanno. Essi hanno già accettato di dipendere dal potere dell'uomo, tu ne sei libero, sei nelle mani del Padre. Essi conoscono pure le due facce della moneta. Sanno che essa su una faccia porta l'immagine dell'imperatore e sull'altra la sua scritta blasfema (Tiberio Cesare, figlio del Dio Augusto), e, nonostante ciò, la tengono con sè anche nel tempio, profanandolo. Con questa semplice richiesta di vedere il denaro, tu smascheri i tuoi avversari: essi sono già asserviti all'imperatore. Il denaro è un dio che domina chi lo possiede.
Le tue parole, che ora risuonano come una grande rivelazione, ci fanno conoscere chi tu sei.
"Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare": quel denaro è di Cesare, datelo a lui, e il vostro cuore sarà libero dalla sua schiavitù. Tu, Gesù, avevi dato il pane ai cinquemila senza usare il denaro, adoperando solo la fraternità ed il servizio e l'amore del Padre. Avevi detto che il Padre conosce i bisogni dei figli, che possono affidarsi a lui senza timore. Il denaro - mammona - lo impedisce. Tu sei il figlio di Dio; egli regna nel mondo tramite il servizio dei suoi figli. Il tuo servizio ci riscatta tutti da ogni schiavitù. Il tuo servizio inaugura il tuo regno.
"E quello che è di Dio, a Dio". Se diamo a Dio quello che è di Dio, non ci resta più nulla, nemmeno la nostra vita, perché di Dio è la terra e tutto ciò che contiene (Sal 24,1). La nostra stessa vita è di Dio, come il denaro è di Cesare, perché è lui che "plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita" (Gen 2,7), tanto che è impressa su di noi "la luce del tuo volto" (Sal 4,7).
La tua risposta, Gesù, non è opposizione alla politica, non è rassegnazione né è giustificazione per i vari Cesare del mondo. Tu ci vuoi figli di Dio, donati del tutto a lui come tu lo sei, da quando Maria e Giuseppe ti hanno offerto a lui proprio qui, nel tempio (Lc 2,22). Adesso che tu, Gesù, sei con noi, noi siamo in grado di dare a Dio ciò che è suo: senza di te non saremmo stati capaci, perché non avremmo potuto bere al tuo calice.

 

 

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