serie 5. parte 11

Vangelo secondo Marco: capitolo 13,1-23

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

1 Mentre usciva dal Tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". 2 Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta".
3 Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al Tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4 "Dì a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?".
5 Gesù si mise a dire loro: "Badate che nessuno v'inganni! 6 Molti verranno nel mio nome, dicendo: "Sono io", e trarranno molti in inganno. 7 E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. 8 Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie. Questo è l'inizio dei dolori.

9 Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10 Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11 E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12 Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
14 Quando vedrete l'abominio della desolazione presente là dove non è lecito - chi legge, comprenda - allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti; 15 chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa; 16 chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17 In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! 18 Pregate che ciò non accada d'inverno; 19 perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. 20 E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni. 21 Allora, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là", non credeteci; 22 perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti.
23 Ma voi state attenti! Io vi ho predetto tutto. … ".

Signore Gesù, hai visto tutto quanto si svolge nel tempio e che proprio in esso si decide il tuo rifiuto e la tua morte: ora abbandoni questo luogo santo, esci per non rientrarvi più. Ricordiamo che il profeta dice che la Gloria di Dio uscì dal tempio per fermarsi sul monte degli Ulivi, prima che gli abitanti della città venissero deportati a Babilonia (Ez 10,18; 11,23). I tuoi discepoli ammirano la costruzione del tempio, la sua arte, l'impressione di stabilità e grandezza data dalle enormi pietre lavorate. Tu invece, all'interno, hai già visto i segni della sua distruzione. Il tempio non serve più allo scopo datogli da Dio, e perciò Dio lo ha abbandonato a se stesso. I pagani non vi sono accolti a pregare e chi vi entra non accoglie il Figlio di Dio: è una pianta di fichi senza frutto, quindi sarà seccata e la vigna sarà data ad altri. Già la pietra d'angolo del nuovo edificio è pronta: sei tu, Gesù. Tu sei la Gloria di Dio che sosta sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio. Qui ti siedi, come un giudice che pronuncia il suo verdetto. Il tempio è di fronte, come un accusato durante il giudizio. In questa posizione apri il cuore ai tuoi primi discepoli, quelli che hanno fatto la fatica più grande per te, poiché ti hanno seguito quando eri solo e sconosciuto. Essi ti fanno una domanda riservata, perché chi parla di fine del tempio potrebbe essere condannato, come Geremia. Tu sei già condannato, ma essi hanno paura. Tu rispondi, e la tua risposta è anche per noi. Nella tua risposta ci insegni a difenderci, perché molti saranno i pericoli per coloro che ti seguono e sono pronti a bere il tuo calice.
Il primo pericolo è l'inganno: nessuno è esente da questo pericolo (Ger 14,15). Chi vuol far credere di essere Dio, o mandato da lui, e quindi ha delle proposte allettanti e soluzioni illusorie alla sofferenza del mondo, esercita sempre un'attrattiva per molti. Il discernimento dev'essere sempre vigile. Essi sfrutteranno le situazioni di sofferenza e dolore, come guerre, rivoluzioni e catastrofi naturali per dare forza al loro inganno, per illudere i loro adepti. Tu ci inviti a rimanere in pace. Questi disastri non sono la fine, bensì l'inizio delle doglie del parto del nuovo Regno. Ogni nuova vita nasce nella sofferenza: così il Regno di Dio in mezzo a noi (Rm 8,22). Nelle situazioni di sofferenza noi vivremo come testimoni di te, fiduciosi e pronti a consolare e a donare l'amore di Dio. Così continuerà a nascere il tuo Regno.
Il secondo pericolo che non ci deve cogliere alla sprovvista è il fatto che la nostra speranza e la nostra pace in te sarà giudicata dagli uomini come inimicizia, e il nostro amore per te come un pericolo per loro. Non saremo sicuri in alcun luogo, nemmeno in famiglia, ma non dovremo temere. Avremo molte occasioni di darti testimonianza: lo Spirito Santo ci darà luce e chiarezza per annunciarti a tutti. E se ci faranno morire, la nostra testimonianza sarà ancora più bella e più forte, perché simile alla tua, Signore Gesù! Tu ci assicuri che non dovremo aver paura né cercare avvocati per difenderci: Dio stesso sarà con noi per darci il suo Spirito. In questo modo la bella notizia che dona vita a tutto il mondo potrà diffondersi e raggiungere tutti i popoli: il Padre non permetterà che arrivi la fine prima che tutte le nazioni non lo conoscano e non conoscano te, inviato per tutti. Noi continueremo a rimanerti fedeli, Gesù, fino alla fine della storia, fino alla fine della nostra testimonianza.
Il terzo pericolo da cui tu ci metti in guardia è l'abominio della devastazione. È il pericolo peggiore, da cui ci raccomandi e ci comandi di fuggire con tempestività. È il pericolo dell'idolatria, del mettere un uomo al posto di Dio, di sostituire al Padre il potere di un'ideologia, una razza, una categoria di persone. Allora dobbiamo essere disposti ad abbandonare tutto, persino le cose indispensabili come il mantello, pronti a lasciare le case e le cose nelle mani di quell'usurpatore del posto di Dio. Ci resterà solo la preghiera, ma la preghiera degli eletti è gradita a Dio, che l'ascolterà per il loro sollievo e per il sollievo di tutti. La preghiera degli eletti è la preghiera fiduciosa e sicura di aver già ottenuto quanto chiede (11,24), perché gli eletti hanno consegnato la vita a te, il Figlio amato ed esaudito.

Gesù, tu concludi la tua visione della nostra presenza nella storia del mondo ribadendo la tua prima raccomandazione alla vigilanza. Tu sei l'unico Salvatore, l'unico Cristo. Chiunque altro è un inganno terribile, soprattutto se farà "segni e prodigi". Dovremo guardare sempre con sospetto i miracoli, perché facilmente distolgono il cuore dal seguirti sulla via della croce.
Grazie, Signore Gesù, che non ci hai nascosto nulla. Tutto questo non ci spaventa, anzi, ci fa stare con più forza aggrappati a te, nuovo tempio di Dio, dentro le vicende del mondo amato dal Padre. È per questo suo amore al mondo che ci ha messo a vivere in esso come tuoi discepoli! Abbi pietà di noi e salvaci!

 

 

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