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	   Teofania al Giordano 
	  Il nostro sguardo è attirato da Gesù, nudo nell'acqua del fiume 
		Giordano.  
		Là accorrono i peccatori, richiamati da Giovanni, che predica penitenza 
		e conversione: quei peccatori non appaiono nell'icona, perché oggi 
		siamo noi a godere il frutto di questo mistero. Gesù è attirato 
		proprio dai peccatori che non potranno mai salvarsi, mai liberarsi dal peso 
		e dalla condanna dei loro peccati. Egli entra nelle acque per assumere su 
		di sè il castigo dei peccati di tutta l'umanità e così 
		salvare gli uomini. Questo è l'amore più grande, è amore 
		perfetto, amore divino, che rallegra Dio Padre: egli con la voce rivela che 
		Gesù è il Figlio suo, mentre lo Spirito Santo, colomba aleggiante 
		sulle acque, scende e si posa su di lui, da ora dimora privilegiata della 
		divinità. Gli angeli lo adorano, custodendo le sue vesti, mentre Giovanni 
		si china a versare l'acqua sul suo capo. Giovanni è stupito dell'umiltà 
		di Gesù, un'umiltà più profonda della sua: egli vorrebbe 
		essere battezzato dal Signore, ma questi vuol compiere "ogni giustizia", 
		vuole cioè realizzare fino in fondo la volontà del Padre. Il 
		Padre infatti gli ha chiesto di offrire il suo corpo in sacrificio: "Noi 
		siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo" 
		(Eb 10,10). Giovanni ha profetizzato la scure alle radici dell'albero: il 
		popolo di Dio viene tagliato come un albero per far posto al pollone che spunterà 
		dalle sue radici, ed ecco Gesù uscire dall'acqua come un nuovo nato 
		dal grembo materno. Quell'acqua richiama quella del Mar Rosso e del Giordano, 
		che si sono aperte al passaggio del popolo guidato da Mosè e da Giosuè: 
		"Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro". Mare 
		e Giordano sono raffigurati qui come due piccoli personaggi nell'acqua, per 
		rammentarci che tutte le Scritture sono profezia di Gesù, Figlio amato 
		dal Padre, che compie la sua volontà di salvare tutti gli uomini.  
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