serie 3. parte 2

Vangelo secondo Marco: capitolo 5,21-34

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

21 Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.
22 Venne da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi
23 e lo supplicava con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani perché sia salva e viva".
24 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

 

Signore Gesù, hai messo un seme di vita nella regione dei pagani, dove non sei stato riconosciuto né accolto. Non ti sei meravigliato del rifiuto: essi non erano stati preparati ad accoglierti né dai profeti né da Giovanni.
Ora ritorni attraverso il lago a quella folla che ti conosce e ti attende. Lungo il mare ritrovi un ambiente familiare e semplice. Qui tu hai chiamato i primi discepoli, qui ti ha raggiunto la folla per ascoltare la Parola; proprio qui ora ti raggiunge la disperazione di uno dei capi della sinagoga. Egli ti conosce già, sa che la sofferenza degli uomini ti commuove e che la tua mano opera prodigi. Il suo nome profetico, Giairo, che significa "Dio risusciterà" oppure "risplenda la divinità", ci preannuncia grandi cose. Egli viene non con l'autorità di cui gode tra gli uomini, ma con l'umiltà della fede, che manifesta inginocchiandosi davanti a te e insistendo nella sua richiesta. Tu gli hai dato tempo di insistere prima di accogliere la sua angosciosa domanda. La sua figlia è vicina alla morte. Nessuno può fermare la sua corsa, se non tu soltanto. Giairo ti manifesta questa sua fede con la speranza che la figlia sia da te salvata e da te riceva vita. Il tuo cammino verso la figlia morente diventa processione: tutta la folla si unisce a te.

25 Ora una donna, che da dodici anni aveva un'emorragia
26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando,

La folla porta con sè, nascoste, altre sofferenze, ed in essa è presente un'altra fede. Una donna, senza nome per noi, vive una situazione drammatica. Ella soffre nel suo corpo una sofferenza, dalla quale si sente allontanata da Dio e dagli uomini, e costretta in una solitudine senza speranza. Ella aveva posto la sua fiducia negli uomini e nella loro arte medica, e così ha sperimentato quanto sia vera la parola del profeta Geremia: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (17,5). La sua situazione è peggiorata, è aumentata la sua sofferenza, e lei si è ridotta in povertà. Gli uomini vogliono essere pagati anche se il loro dire e il loro agire rimane senza frutto.
Di questa donna non conosciamo il nome. Di certo molte altre donne vivono la stessa delusione e la stessa angoscia che dura una vita. Dodici è il numero della completezza: esso ci dice che tutta la vita della donna è stata rovinata da una sofferenza che obbliga persino suo marito ad evitare l'incontro, e la costringe a vivere nascosta, chiusa nel rossore della vergogna.

27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e toccò il suo mantello. Diceva infatti:
28 "Se riuscirò anche solo a toccare i suoi abiti, sarò salva".

Gesù, questa donna umiliata e senza speranza, ha udito parlare di te. Il tuo nome e la tua presenza la rialzano. Quanto è preziosa la voce di chi pronuncia il tuo nome e di chi lo fa risuonare! Quanto sono benedette le labbra che parlano di te!
Questa donna è tanto abituata a star nascosta che nemmeno pensa di incontrare il tuo sguardo. Ella è cosciente della sua impurità, tanto che ritiene impossibile chiedere di essere toccata dalla tua mano. Ma la sua fede è viva. Ella sa che ciò che Dio tocca viene santificato e perciò anche ciò che tu tocchi viene purificato, e, se purificato, anche guarito e risanato, poiché sei di Dio. Ella non dubita nella sua fede, e viene alle tue spalle per toccare il tuo mantello. Gesù, solo il tuo mantello! Basta toccare qualcosa che appartiene a te, che indossi tu! La fede in te rende preziosa ogni cosa tua, ogni oggetto benedetto dal contatto con te.
Tu ti sei accorto della forza divina uscita da te. Sei diventato debole, tu che per noi hai portato il nostro peccato. Ti sei spogliato della "potenza", della manifestazione divina, e ti sei umiliato per ritrovare noi, perduti nella disobbedienza, con il tuo spogliamento e la tua obbedienza fino alla morte (Fil 2). Ora ti accorgi quanto ti costa dare agli uomini l'amore di Dio per rivelare loro la sua gloria.

29 E all'istante le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30 Ma subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato i miei abiti?".
31 I suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: Chi mi ha toccato?".
32 Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo.
33 E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.

La donna guarisce. Tu vuoi però darle di più, vuoi assicurarla del calore del tuo sguardo, vuoi che lei ti incontri, ma soprattutto vuoi che la sua fede sia conosciuta da tutti e sia di esempio per molti! Tu vuoi pure assicurare la donna e la folla che non si è operata una magia. Non è stata lei a darsi la guarigione, non è stato il tuo vestito a risanarla, ma sei stato tu a premiare la sua fede e la sua umiltà. Cercata da te, la donna non scappa, ma, seppur tremante e timorosa di dover rivelare a te e a tutti la sua situazione di impurità e di umiliazione, viene, e manifesta pubblicamente la sua fede in te.

34 Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male".

 

Ormai il passato è cancellato. L'impurità e l'umiliazione sono divenute strumento della tua gloria. Ora tu assicuri la donna dell'amore del Padre chiamandola "figlia"! Ella non deve temere: è amata da Dio, e perciò non deve aver vergogna di nulla, tanto meno del suo passato, perché è stato toccato da colui che è "santo"! Tu vuoi premiare la donna per la sua fede vera, vera perché fonte di salvezza. Le doni il saluto che si dà a chi ha incontrato Dio e il suo amore, e l'assicuri che la sua guarigione è stabile, perché voluta da te.
Gesù, mia salvezza, mio aiuto, mio rifugio e mio consolatore!

 

 

 

 

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