1 Partito di là, venne nella regione della Giudea, al di là
del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava
loro, come era solito fare.
2 Alcuni farisei, avvicinatisi, per metterlo alla prova gli domandavano
se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie.
3 Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".
4 Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio
e di mandarla via".
5 Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse
per voi questa norma.
6 Ma all'inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina;
7 per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà
a sua moglie
8 e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più
due, ma una sola carne.
9 Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto".
10 A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.
E disse loro:
11 "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio
verso di lei;
12 se la donna, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".
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Signore Gesù, hai lasciato la Galilea per salire a Gerusalemme,
dove sarai consegnato agli uomini. Evitando di passare per la Samaria
ti trovi al di là del Giordano, terra governata da quell'Erode
che ha fatto decapitare Giovanni, e che va dicendo che tu sei lui risorto.
Anche qui la folla ti riconosce e ti raggiunge per ascoltarti.
Si radunano pure i tuoi nemici, quelli che - insieme agli erodiani - hanno
già deciso che devi morire (3,6). Vogliono tenderti un nuovo tranello
per poterti denunciare. Il comportamento del tetrarca, che ha fatto uccidere
Giovanni, è un'occasione eccezionale: egli aveva divorziato per
sposare Erodiade. Appunto per questo era stato disapprovato da Giovanni:
"Sei tu davvero lui risorto? O, altrimenti, sei d'accordo con lui?"
Essi sono certi che, in ogni caso, tu, Gesù, non ti opporrai alle
dichiarazioni di Giovanni, e allora ti si potrà denunciare. Essi
ti chiedono dunque se Dio permette il divorzio.
Questa domanda pare tanto strana a te, che sei sempre attento alla Parola
e alla volontà del Padre! Egli infatti non ha istituito il divorzio,
egli non ha consacrato né benedetto la divisione! Egli, il Padre,
che con te è una cosa sola nello Spirito d'amore, fa vivere nel
suo regno gli uomini e dona loro la sua stessa tensione all'unità
e alla comunione. Per questo egli ha messo tale tensione all'unità
nell'anima e nel corpo degli uomini, creandoli diversi in vista di potersi
completare l'un l'altro: "Maschio e femmina li creò"
(Gn 1,27)! Tale unità è addirittura superiore a quella sacra
che i figli devono mantenere con i propri genitori: uomo e donna devono
lasciare padre e madre per realizzare pienamente la propria vita di comunione.
Dio ha stabilito l'unità, non la divisione: questa è conseguenza
del peccato, che distrugge l'opera di Dio, ne impedisce la manifestazione,
e introduce la sofferenza nella vita dei coniugi e dei loro figli. La
sofferenza è ancora più straziante se si pensa che la divisione
impedisce di vedere la fedeltà di Dio alle sue promesse. La divisione
dei coniugi somiglia ad una bestemmia, perché dichiara che l'alleanza
di Dio con il suo popolo non è importante, non è sicura,
non occorre testimoniarla, è sufficiente una qualsiasi scusa per
ignorarla.
Tu affermi che l'uomo non ha alcun diritto né alcuna facoltà
per dividere ciò che Dio ha messo insieme e unito in una sola obbedienza.
Il divorzio è la distruzione dell'opera di Dio.
Gesù, le tue parole sono forti, sicure, chiare. I farisei avrebbero
voluto che tu riconoscessi come "permesso" il peccato dell'uomo,
quel peccato di cui Mosè aveva tentato di ridurre le conseguenze
di sofferenza per la donna, vittima delle passioni dell'uomo. Tu invece
ristabilisci l'ordine vero e santo dei disegni di Dio. Tu inizi tempi
nuovi, dove Dio dev'essere adorato e ubbidito, dove il suo volere dev'essere
eseguito per una realizzazione piena dell'uomo e dell'umanità.
Con te, e solo con te, diventa possibile l'amore perfetto tra i coniugi,
perché chi accoglie te diventa capace di dare la vita per l'altro,
anche se peccatore. Chi accoglie te vuol manifestare il mistero dell'amore
del Padre insieme a te, fino a dare la vita, portando il peccato del mondo.
Nella casa, nell'intimità dove tu puoi dare rilievo ad ogni cosa
e ripeterla con forza, i discepoli ti interrogano ancora. Questo mistero
infatti è tanto importante per la tua Chiesa! In vista della sua
edificazione e della sua missione il mistero dell'amore umano è
rivelazione del mistero dell'amore divino: chi segue te non li può
disgiungere. Tu unisci Dio all'uomo e l'uomo con Dio. Grazie a te tutto
l'uomo con le sue relazioni d'amore è assunto nel mistero di Dio.
E Dio vuole arricchire gli uomini con la possibilità di comunione,
non impoverirli con la divisione e la discordia.
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13 Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli
li rimproverarono.
14 Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate
che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro
infatti appartiene il regno di Dio.
15 In verità io vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come
l'accoglie un bambino, non vi entrerà".
16 E, abbracciandoli, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
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Mentre tu, Gesù, parli del disegno di Dio
e della incapacità dell'uomo peccatore a realizzarlo, ecco, arrivano
dei bambini. I bambini sono quelli che soffrono maggiormente per il peccato
dell'uomo, per le divisioni dei genitori. Essi sono il frutto di sacri gesti
di comunione, e devono soffrire le conseguenze di decisioni di divisione,
dell'incapacità di amare. Essi sono davvero poveri e malati, malati
della malattia peggiore che gli adulti possano far pesare su di loro, la
divisione generata dal non voler sacrificare se stessi. Ti vengono presentati,
come ti sono stati presentati la figlia di Giairo e il ragazzo muto.
Come mai i discepoli non vogliono che i bambini si avvicinino a te? Si vergognano
d'avere un maestro che si occupa dei piccoli, che interrompe discorsi importanti
per toccare i bambini? Tu ti arrabbi con loro, manifesti la tua disapprovazione:
i piccoli infatti sono veri maestri, tuoi collaboratori. Essi possono insegnare
come si accoglie il regno di Dio. Essi non presumono di avere meriti, non
vantano diritti come i farisei, o come gli stessi tuoi discepoli che possono
ritenere un merito il seguirti. Il regno di Dio è un dono, e i bambini
sono capaci di accoglierlo così.
Grazie, Gesù: abbracciando i bambini fai sentire loro quell'amore
che ancora non hanno ricevuto, benedicendoli li inserisci nella grande famiglia
dei figli di Dio, ponendo le mani su di loro li incarichi di cooperare con
te alla salvezza del mondo!
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