17 Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi
in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che
cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?".
18 Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno
è buono, se non Dio solo.
19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio,
non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e
tua madre".
20 Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate
fin dalla mia giovinezza".
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Signore Gesù, nei tuoi occhi è riflessa ancora la gioia
che hai donato ai bambini che hanno accolto con la loro semplicità
il regno di Dio.
Ora un uomo corre verso di te: tu lo vedi e lo guardi con attenzione.
Chi può essere? Perché corre? Perché s'inginocchia
lì all'aperto, davanti a te? Tu lo lasci in ginocchio, perché
ogni ginocchio deve piegarsi al tuo nome (Fil 2,10). Così, senza
saperlo e senza parole, quest'uomo dichiara la tua più nascosta
e più manifesta identità: tu sei Dio! Ora, in ginocchio,
egli apre la bocca e ti dice: "Maestro buono!". È bello
udire questa parola riferita a te! Tutti sanno che veramente buono è
solo Dio: "Dica Israele che egli è buono" (Sal 118,2).
E tu sei di Dio, sei tutto di Dio, perciò tu sei buono. Voleva
quel tale pregare davanti a te il salmo della bontà di Dio? È
davvero un salmo profetico, che parla di te, salvezza di Dio, pietra scartata
dagli uomini, ma scelta da Dio per essere la pietra angolare! Riesce quell'uomo
a pensare che, se tu sei buono, anche la tua parola è buona, divina,
e la tua risposta alla sua domanda degna di essere abbracciata con decisione
e con gioia?
La sua domanda è seria, merita grande attenzione: è vero
che manifesta un modo di avvicinarsi a Dio che riflette gli insegnamenti
degli scribi e gli esempi dei farisei. Ma la domanda stessa dice che questi
insegnamenti ed esempi non soddisfano il cuore dell'uomo, non lo riempiono
di quella vita che solo Dio può dare e che l'uomo non riesce a
conquistare. Tu hai appena proposto ai tuoi di accogliere il regno di
Dio come si accoglie un dono, come sanno fare i bambini. Quest'uomo pensa
invece che lo si possa guadagnare "facendo" qualcosa che solo
tu sai, perché tu sei come Dio, buono! Addirittura egli pensa che
si possa fare qualcosa per avere poi diritto della vita eterna, come si
ha diritto all'eredità. Gesù, ti ringrazio, perché
rispondi con calma, gradualmente, alle parole, ai desideri, alle necessità
di quell'uomo.
Anzitutto gli chiedi se si rende conto del significato delle parole che
egli stesso ha pronunciato. Se ti chiama "maestro" e ti definisce
con l'aggettivo che è solo di Dio, significa che è disposto
a fare quanto gli dirai. Egli, con quella parola, dice di aver già
scelto di ubbidirti come si ubbidisce a Dio, senza tentennamenti, senza
discussioni. Ora tu cerchi di metterlo a suo agio. Certamente uno, che
desidera la vita eterna in piena comunione con Dio, si è già
messo sulla strada indicata dalle Scritture: "Tu conosci i comandamenti"!
E gli ricordi non quelli più facili, ma quelli più difficili,
attraverso cui si esprime l'amore del prossimo nel distacco dalle passioni.
Chi osserva questi comandamenti, in effetti, ubbidisce a Dio ed è
sulla strada che conduce alla vita.
La parola di quell'uomo in ginocchio ti commuove, Gesù. Egli fin
da ragazzo, fin da quando è stato dichiarato responsabile delle
sue scelte, ha dato attenzione ai comandi di Dio e li ha custoditi. Ma
a te non risulta strano che uno che ha sempre ubbidito a Dio si accorga
di non possedere ancora la vita, di essere ancora in pericolo. Difatti,
chi può essere sicuro di se stesso? Persino il re Davide, nel momento
in cui godeva della tua benedizione, è caduto nell'adulterio e
nell'omicidio, peccati che portano alla morte (2Sam 11). E anche Salomone,
che da Dio aveva ricevuto una sapienza invidiata e ammirata da tutti,
ha ceduto sotto l'impulso delle passioni (1Re 11,9).
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21 Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò
e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e
dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni, seguimi!".
22 Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò
rattristato: possedeva infatti molti beni.
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Non è strano che un uomo che teme Dio desideri ancora la vita,
e perciò rivolgi a lui uno sguardo colmo di tenerezza e di simpatia,
uno sguardo che parla più di un lungo discorso e trasmette l'amore
stesso di Dio! I tuoi occhi entrano in lui per comunicargli la tua luce
e introdurre in lui una forza che può venire solo da te. A nessun
altro hai potuto dire: "Una cosa sola ti manca"! È un
uomo già pronto per seguirti, per essere il discepolo che tu ami.
Una cosa sola! A lui manchi solo tu! Egli ti vede come maestro, gli manca
accoglierti come Signore. Perché ciò possa avvenire gli
proponi di sbarazzarsi di ciò che glielo impedisce, di distaccarsi
da quelle cose che hanno signoria sul suo cuore. "Vai, quello che
hai vendilo e dallo ai poveri". Egli, per avere la vita eterna, deve
staccarsi da ciò che non è eterno, farne oggetto di amore
a coloro che attendono tutto da Dio. In tal modo avrà pensato al
futuro, perché i poveri avranno motivo per intercedere per lui
nel momento del giudizio. Quando nulla più lo legherà a
qualche luogo e a qualche cosa, potrà venire, sarà disponibile
e capace di seguirti. Tu stai già andando verso Gerusalemme. Là
potrà venire anche lui per fare di se stesso un'offerta al Padre
insieme a te. Questa è la vita, questa la vita eterna.
La decisione di quell'uomo, in contrasto con i suoi santi propositi,
ha impedito ai tuoi occhi di continuare a entrare in lui.
Ora che lui è andato, guarda me, e salvami, Gesù!
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