Lettera di San Vigilio, vescovo di Trento,
a San Simpliciano, vescovo di Milano.
1. Simpliciano, santo signore e padre degno di venerazione,
chi ti scrive è Vigilio, vescovo della Chiesa Tridentina, che davvero ha
grande stima di te, più che di tutte le persone buone.
2. Quando vogliamo raccontare la
vita dei Martiri e i fatti che hanno portato alla loro testimonianza suprema,
non troviamo parole adatte a descrivere la sublimità degli eventi accaduti:
sono questi invece, <così
grandi e preziosi>,
che danno significato e valore alle <nostre povere> parole. Sarebbe peraltro opportuno che io tacessi, perché
non ho assistito di persona a ciò che è avvenuto. Tuttavia mi trovo costretto <a
scrivere> per
far conoscere le cause che portarono alla lotta in testimonianza
<a Gesù>
e le circostanze concrete in cui essa si svolse. Mi sento obbligato dal fatto
che mi ha sollecitato un padre <come te>,
e <me lo hai
chiesto addirittura>
per iscritto in quanto sacerdote; lo ritengo pure mio dovere di riconoscenza, e
compito del mio ruolo <di
vescovo>. Non
mi sono perciò tirato indietro dal mettere per iscritto quanto potrei dire,
nonostante la sofferenza mi faccia tremare la parola. Non possiamo infatti nè nascondere
la lucerna sotto il moggio, nè far tacere la voce
del sangue versato per amore <di
Dio>.
3. I nostri Martiri infatti
esercitarono grande pazienza in modi sempre crescenti e con frequenti lotte,
finché poco tempo fa l’ostilità della malafede giunse al culmine. Questi
servitori di Dio subirono numerose provocazioni insieme con le comunità che
essi di recente avevano iniziato a radunare. Queste sfide provocanti facevano
presagire in anticipo il glorioso martirio. Essi si dimostrarono pronti a tutto:
sopportavano tutto volentieri,
cercando di non far nulla che offrisse un benché minimo pretesto ad alcuno. In
tal modo meritarono la gloria!
4. La loro vita, a ben
conoscerla, fu degna di nota, sia per il modo <con cui scelsero di dimorare>
in solitudine, sia per il principio ispiratore che li animava. Ognuno di loro
infatti, tenendosi libero dal vincolo matrimoniale, aveva già offerto a Dio la propria vita senza macchia, così come ora si sono
offerti insieme come vittime <del sacrificio a Lui gradito>. La bellezza del loro intento è messa
ancor più in evidenza dalla grandissima sofferenza che essi hanno affrontato
nei fatti avvenuti.
5. Ecco dunque il primo, di nome
Sisinio: egli ha introdotto tra la
gente barbara la novità di quella pace
che scaturisce dalla vita cristiana: l’aveva sperimentata e custodita dentro
di sè per vari anni. Non si era lasciato corrompere nè compromettere dalle
usanze idolatriche della gente in mezzo alla quale viveva; si dimostrava
tuttavia accogliente verso tutti,
attento a custodire integra la propria fede e la propria castità, come Lot
a Sodoma. In tal modo si attirò ammirazione e reverenziale rispetto.
6. Ma, quale pecora che si sa protetta pur essendo mandata a vivere in
mezzo ai lupi, egli cercò di edificare un
ovile: era povero quanto a mezzi materiali, ma molto ricco
di decisione nella fede; così, per primo in quella regione, poté
costruirlo su solide fondamenta. Per questo meritò meravigliosamente di esserne
ministro, quasi di diritto: penso che anche tu approvi questo mio apprezzamento.
<Lo destinai>
a presiedere: era anziano infatti per
età, ma questo titolo gli conveniva anche perché lo aveva meritato con
l’esempio della vita.
7. In tutte le sue vicende lo accompagnò Martirio, lettore. Il nome gli era di stimolo e di presagio fin da quando egli, dopo aver abbandonato la vita militare, ha iniziato a impegnarsi nella pratica religiosa come catecumeno. Deposte le armi, abbandonò la famiglia, genitori e fratelli di sangue: comprese infatti chi era stato il vero creatore della propria vita, e seguì fino in fondo la grazia di questa conoscenza.
Aggregato fra i lettori per il
servizio divino, fece risuonare per primo il cantico della lode di Dio in una
regione in cui nessuno l’aveva mai udito nè l’avrebbe voluto udire.
8. Era sempre pronto e vigilante
a compiere le opere che fanno crescere lo spirito, tenendo a freno con il
digiuno i desideri del corpo; si dedicava continuamente ad apprendere e a vivere
la parola di Dio che leggeva, ed era
ansioso di guadagnare anime a Dio. Queste in breve tempo accolsero
l’abbondante nutrimento che egli offrì loro; in tal modo meritò che gli
fosse concessa la corona <della gloria>! Dovrei ricordare ancora come egli
ha contribuito alla liberazione delle anime, progredito com’era tanto da
possedere la piena sapienza degli anziani!
9. Quelle persone sarebbero state altrimenti condannate a rimanere nella morte, <proprio come sono destinati a morire i bambini> quando vengono privati anzitempo del latte materno. L’attenzione alle superstizioni, ritenute sacre perché osservate da tutti benché alienanti, costringono infatti gli uomini a morire: <li allontanano dagli insegnamenti veri che la Chiesa, come una madre, offre con abbondanza, e impediscono l’esercizio della fede che fa vivere>. Pur essendo egli straniero, nutriva gli animi con la propria ricchezza interiore, rimanendo fedele con costanza e con vero e amoroso affetto alla propria madre Chiesa. Davanti agli occhi di coloro che lo vedevano poneva l’esempio della propria vita trasformata, per annunciare in tal modo che c’è comunque la possibilità di risorgere <da quella morte ritenuta inevitabile>.
Quel che fin qui ho detto <di
lui> è poco:
molto si potrebbe ancora aggiungere!
10. Il terzo è Alessandro,
fratello di sangue di Martirio. Anch’egli insieme agli altri due offrì
l’accesso <alla
conoscenza e all’amore>
del Dio Uno e Trino e allo stesso
tempo dischiuse la porta perché <molti
potessero>
professare la fede in lui. Si fece pellegrino
infatti per amore di Dio, lasciando la propria patria e i propri genitori.
Rimase fedele compagno del fratello in tutte le difficoltà che lo misero alla
prova, generoso nel manifestare la fede nel vero Dio e sempre propenso
a <pensieri
e gesti di> misericordia.
Devo attestare inoltre che
nessuno tra loro è da preferire per alcun motivo agli altri due. Di certo voi
credete alla mia testimonianza.
11. Ciò che della loro vita ho
fin qui riferito contiene già quindi un insegnamento degno di esser lodato e
proposto: è il fondamento solido su cui poggia la prontezza al martirio che
seguì.
12. Veniamo ora ai fatti: credo che tu desideri ancora prestarmi ascolto.
Le ostilità dunque aumentarono.
I pagani, animati da infami bramosie, si infiammarono di furore contro una fede
così fervente. Di certo vi erano spinti dall’invidia del diavolo.
L’inimicizia serpeggiava già, allorquando venne alla luce il risultato della
fede, di quella fede che ama la povertà e si fa attenta ai poveri: postosi,
quale diacono, <a servizio di Dio> per gli abitanti di quel luogo, Sisinio vi
innalzò per primo la tenda della Chiesa!
13. A questo vero e principale
motivo se ne aggiunse un altro: fedele al proprio compito, egli cercò di
impedire che da una famiglia cristiana venissero offerte vittime al diavolo e
che la stessa famiglia consegnasse quant’altro doveva servire al sacrificio
infame. Egli meritò così di condividere
la croce <del Signore>!
Una squadra di uomini infatti, allettati da una qualche ricompensa, infierì
fino a versare il sangue: nella notte, molte ore prima dell’alba, si
affaticarono nel percuoterlo. Fu ucciso in un secondo tempo: colpito mentre era
a letto, entrò sereno nel ben meritato riposo.
14. Il lettore, sempre attivo, si dedicava al servizio di Dio già prima
che spuntasse il giorno. Egli era pronto al suo compito più di quanto
quelli non fossero pronti ad uccidere colui che dava loro la vita! Il diacono
veniva assistito con premura da Martirio, il quale, memore del significato del
proprio nome, applicava medicamenti alle ferite <del compagno>. Tutt’e
due furono sorpresi in questa occupazione e così portarono a compimento <la
propria offerta>. Il lettore infatti, catturato mentre si ritirava nel giardino
adiacente alla chiesa, piantò in maniera definitiva l’albero
della propria vita con le sue radici!
15. Anche l’ostiario, <colui
cioè che esercitava il servizio di custodire le porte della chiesa,>
fu associato alla passione <degli altri due>: raggiunto dentro la loro
dimora ospitale, non si rifiutò di donare quella vita che aveva già offerto in sacrificio volontario.
16. Legati insieme tutti e tre,
essi che in realtà erano già un sol cuore, furono trascinati per un bel po’
nel corteo che si fece in onore dell’idolo funesto, dinanzi al quale vennero
poi bruciati. Due erano già spirati prima che i loro corpi venissero
trascinati, il terzo invece soffrì rimanendo in vita <lungo tutto il percorso>: poté così vedere con i propri occhi,
poiché era ancora vivo, <le
fiamme> che lo
seppellirono. Era stato approntato infatti un rogo con le assi e le sacre travi
del tetto della chiesa. Questa fu la fiamma
che adornò
i martiri <consacrandoli>!
17. Per doverosa venerazione mi
sono proposto di far edificare una spaziosa basilica sul luogo stesso dove essi
meritarono di essere i primi testimoni
della ricchezza di gloria della nostra
fede.
18. Così ho terminato di esporre tutti i fatti <che li riguardano>.
E tu ora, con amore paterno, acconsenti che io, pur senza meritarlo, entri nella tua e nella loro amicizia: ti prego di avvicinarti a questi stessi santi, per intercedere per me presso Dio insieme a loro, affinché anch’io possa toccare la frangia della veste o dei sacerdoti o dei martiri, <ed essere così partecipe del loro premio>.
19. Desideriamo salutare con particolare sottomissione te, che appartieni a Dio. Ti chiedo di raccomandarmi al Signore: anch’io mi ricordo di te davanti a Lui.
I tre Martiri appartenevano a te
pur trovandosi in mezzo a noi. Ora, non ho potuto fare a meno di inviarteli:
essi riceveranno ancora maggior gloria più per la dignità di te che li ricevi,
che per l’amore con cui io te li presento.
Il giorno poi in cui i santi
soffrirono la passione <del Signore> è il 29 maggio, di venerdì,
all’alba.
A S.SIMPLICIANO | |
A S.GIOVANNI CRISOSTOMO |
TESTO LATINO - LIBERA TRADUZIONE ITALIANA di d.Vigilio Covi |
Appunti di Vigilio, santo Vescovo di Trento: profilo del Vescovo e aiuto a comprenderne la figura in relazione ai tre Martiri Cappadoci, Sisinio Martirio e Alessandro, venuti come missionari! |