(i loro palazzi a Brooklyn)

Le "Società
Torre di Guardia
di Bibbie e Trattati
di Pennsylvania
e di New York
"
dei
Testimoni di Geova

Dedico questo lavoro ai cristiani di Zortea, che da cinquant'anni in molti modi soffrono la divisione creatasi nella loro famiglie e nella loro comunità per opera della Società Torre di Guardia, e tuttavia sono rimasti perseveranti nella fede di Gesù Cristo.

Zortea, domenica di Passione, 1980

I parte

Introduzione

RIFLESSIONI

Cerchiamo di capire la loro esperienza.
La non misericordia

II parte:

CENNI DI STORIA

E ORGANIZZAZIONE

Adunanze - La sala del regno
Assemblee Servizi di congregazione
Servizi speciali - Pubblicazioni
Conclusione

III parte

Insegnamenti a confronto con la Bibbia

Lettura cristiana e interpretazione dei T.d.G.
I T. d. G. di casa in casa: come si presentano
I T. d. G. e la conoscenza della Bibbia

I T. d. G. e il vero nome di Dio

 

 

 

II mistero della Santissima Trinità

Gesù, figlio di Dio

Lo Spirito Santo
La Chiesa cattolica
II battesimo
II battesimo dei bambini

Anima immortale
Maria santissima e i Santi
II numero dei redenti

II comportamento morale
La fine del mondo
Le autorità civili
Attenzione al male

La trasfusione del sangue
Le immagini sacre
La domenica e altre dottrine
Interrogativi ai cristiani
Come possono comportarsi i cristiani

elenco opuscoli

bibliografia -

documentazioni dai loro testi
INTRODUZIONE

È con dolore che scrivo queste pagine. Vorrei poter riconoscere nei Testimoni di Geova dei fratelli, dato che adorano " Geova Dio ", lettura strana del nome di Dio, ma pur sempre il nostro Dio e Padre del Signore Gesù Cristo.
La maggior parte di essi erano dei cari fratelli nella Chiesa cattolica: vorrei poterli riabbracciare, almeno come ho potuto abbracciare molti fratelli - che mi considerano loro fratello - appartenenti a Chiese che non sono ancora in piena Comunione con la Chiesa cattolica.
Ma purtroppo è stata riversata in essi una così profonda avversione verso la Chiesa cattolica, che non possono neppure pregare
insieme a me.
Le seguenti pagine non sono per loro. Sono per i cristiani che con loro hanno avuto un incontro e rimangono perplessi, perché non posseggono una conoscenza sicura ed ampia delle Sacre Scritture, o rimangono scossi dalla loro sicurezza. Sono un piccolo aiuto.

don Vigilio Covi

Iª PARTE

RIFLESSIONI

Cerchiamo di capire la loro esperienza
C'è tra loro chi ha fatto una scelta di fede e vive di fede, amando "Geova" e lasciandosi amare da lui. È spesso, ma non sempre, una scelta decisa da adulti: un'esperienza di vita nuova che li distanzia nettamente dalla vita precedente.
C'è tra loro anche chi vive di polemica contro la Chiesa e il mondo, più che di fede. (È l'impressione che si ricava dalla lettura dei loro libri e periodici). Come cresce poi la loro fede? La loro risposta a Dio?... Cresce sul fondamento degli Apostoli o su immaginazioni e ragionamenti umani? Purtroppo ci sembra di dover ammettere che gran parte del loro "edificio spirituale" è costruito su errori di interpretazione della S. Scrittura, su conclusioni di ragione più che di fede, su invenzioni strane...
Non hanno occhi aperti e liberi per riconoscere la presenza e l'opera dello Spirito di Dio. Sono molto attenti nell'osserva re il male, l'opera di Satana nel mondo e pronti nel rilevarne la presenza laddove è già evidente. Di qui ha origine il loro continuo atteggiamento di critica e di condanna, e lo spirito settario: essi soltanto sono sulla retta via.
Perciò non possono ascoltare nessuno che non sia dei loro, poiché a priori sanno che nessun altro viene da Dio! Non si interpella e non si ascolta nessuna altra voce: al di fuori della propria " Congregazione " Dio non può agire, non può dar sapienza e luce agli altri (vedi ad es. la nota sui dizionari biblici pag. 65 n. 1).
Questa superbia spirituale porta a prendere la parola senza mai cederla: tanto, quello che altri possono dire, è inutile, senza valore, se non addirittura satanico. Questo modo di fare produce una vera cappa di oppressione psicologica e spirituale su colui che ascolta, anche a prescindere dagli argomenti di cui si parla e da eventuali minacce o appelli all'estrema possibilità di perdizione.
Il male peggiore diffuso dai T. d. G. è a questo livello. E pochi se ne accorgono e sanno distinguere questo "spirito di dominio" dallo Spirito Santo con i suoi frutti e doni. (1}
Quello produce oppressione, paura e senso di inferiorità; mentre lo Spirito Santo produce pace, gioia, libertà, pazienza ecc. (Gal 5,22). Molti cristiani non sono preparati a distinguere (almeno a livello cosciente) gli spiriti. La loro attenzione rimane sulle ragioni e argomenti discussi, sui quali spesso sembra che i testimoni di Geova parlino bene e con coerenza.
La presunta maggior scienza e " conoscenza " della Bibbia produce effetto a scapito dello spirito di chi ascolta (e dello Spirito Santo); così si sposta l'attenzione dall'essere (con Dio e il Padre) sul conoscere (le parole di Dio).
Il cristiano che ascolta corre il rischio di esser preso da un senso di inferiorità, perché "non conosce la Bibbia come loro", di essere preso da spirito di discussione e perde la pace interiore, di cui egli costantemente gode e che non deriva dal conoscere frasi della Bibbia a memoria, ma dall'avere in sé Spirito Santo, che è spirito di umiltà e di preghiera e di sacrificio e di amore, ma anche di unità con gli altri cristiani, con i vescovi e con il Papa.

(1) Lo spirito di dominio è l'elemento di coesione dell'enorme e perfetta organizzazione dei T. d.G. Si pensi che tutto parte da Brooklyn-Pittsburgh, Pen.! I loro organi di stampa in Europa e in tutto il mondo sono traduzioni: nessuno potrebbe aggiungervi un articolo!


LA NON MISERICORDIA

Chi ha incontrato i Testimoni di Geova ha fatto l'esperienza - molte volte drammatica - di non sentire nel loro cuore nessuna misericordia. Come mai? Donde viene questo atteggiamento? da quali presupposti psicologici o di fede dipende? Come mai un gruppo che si definisce religioso e cristiano non riesce a vivere, o non cerca di vivere la misericordia del Padre di tutti?
Noi siamo chiamati a rivestirci di sentimenti di misericordia (Col 3,12). Questa è la nostra vocazione bella ed esaltante. Essa però è sempre insidiata da una grossa tentazione. E lo sappiamo tutti per esperienza personale: ne siamo stati vittime in modo soggettivo (non abbiamo avuto misericordia) e in modo oggettivo (non ci è stata usata misericordia). È una tentazione costante dell'uomo, figlio di Adamo peccatore e accusatore, ergersi a giudice degli altri, condannare, far sì che il Male, di cui uno si fa complice, gli ricada addosso piuttosto che liberarlo da quel male stesso! Da questa tentazione non siamo esenti noi cristiani, che spesso ci facciamo forti, per il nostro giudizio, addirittura dalla nostra posizione di credenti (come è già successo ai primi discepoli di Gesù che avrebbero invocato il fuoco su di una città...).
Gesù, in molte occasioni, con forza, deve ricordare ai suoi che la misericordia è indispensabile, pena l'esser fuori del cuore di Dio! Dio infatti è misericordioso: il Padre usa misericordia e pazienza!
Questa tentazione c'è a livello individuale e sociale, e ognuno dì noi deve lottare contro di essa per poter rimanere nella somiglianza
con Dio. Nessuna meraviglia, né scandalo, quindi, se dei nostri fratelli si lasciano trasportare da un atteggiamento di non misericordia: non li vogliamo giudicare né condannare: se potessimo li aiuteremmo a tornare nell'obbedienza al desiderio di Dio, Egli vuoi essere Padre e vuoi vedere che i suoi figli - noi - hanno un amore di padre per i loro fratelli (siamo battezzati nel nome del Padre!).

1. LA NON MISERICORDIA: interpretazione psicologica

Ognuno di noi vede il peccato degli altri (e Io vede tutti i giorni); lo vede molto bene, soprattutto se gli causa sofferenza! Ma se non siamo mai stati abituati a vedere il nostro peccato e ad umiliarci per esso, e ci siamo considerati in modo egocentrico, ci viene allora spontaneo giudicare, poi condannare e accusare i peccatori che ci stanno attorno! È normale! È normale perché siamo peccatori. È normale perché è il primo sintomo del peccato che è in noi. Adamo ed Eva, dopo il loro primo rifiuto di obbedienza a Dio sono divenuti accusatori. Gesù agii accusatori dell'adultera ha ricordato i loro peccati.
È normale che l'uomo peccatore non sia misericordioso: manifesta in tal modo la sua distanza da Dio distanziandosi dai fratelli che Dio gli ha dato. Vuole distogliere l'attenzione al proprio peccato rivolgendola su quello degli altri. È vero che i suoi fratelli sono peccatori, ma è vero che il Padre li ama ancora: l'uomo che vive nel peccato dimentica questo secondo fatto che è più reale e più eterno del primo. L'uomo nel peccato non ha occhi limpidi e liberi per vedere Dio e seguire la direzione del Suo Amore. Beati i puri di cuore: vedranno Dio!
Quando una persona cristiana porta alle estreme conseguenze la sua mancanza di misericordia può arrivare a coinvolgere i suoi ragionamenti e le sue convinzioni di fede. Ecco che si stacca dal Corpo della Chiesa, che, essendo formata da uomini, porta sempre in sé il peso dei peccati dei suoi membri e quindi l'occasione alla tentazione di non misericordia.
E se la persona non misericordiosa è influente nella comunità (ha il carisma di maestro o di profeta o di dottore...) trascina nella sua sequela altri fedeli incapaci di giudizio proprio sulla Parola di Dio o incapaci di discernimento degli spiriti: si formano in tal modo gruppi, sètte, comunità non misericordiose... (per questo motivo a capo delle comunità cristiane non vengono dati " maestri " o " profeti ", ma padri, persone che hanno attenzione non solo alle verità della dottrina cioè ma anzitutto alla persona umana da salvare, e sanno rispettarne i tempi di crescita, sanno dare il cibo assimilabile da ciascuno secondo le sue capacità e i suoi tempi, sanno accogliere a braccia aperte i peccatori che tornano settanta volte sette, sanno discernere anzitutto gli spiriti...).
Senza padri una comunità cristiana diviene associazione, società, non famiglia, non popolo. Un'associazione dipende dai suoi membri e questi, con facilità, quindi, non avendo appreso misericordia, possono suddividersi, staccarsi...
La mancanza di misericordia e di pazienza è stata alla base delle varie separazioni e divisioni avvenute nella Chiesa dagli inizi fino ad oggi. Ed ognuna delle chiese separate, a seconda della sua mancanza di misericordia iniziale è stata afflitta da ulteriori divisioni e frazionamenti dei suoi membri, che hanno dato origine a nuove ramificazioni...
La mancanza di misericordia in una comunità si esprime nel fatto che essa ritiene se stessa unica detentrice della verità e giudica gli altri come pagani, li esclude da rapporti di fraternità e di collaborazione e di amicizia. Una comunità così viene definita generalmente sètta. Se una sètta mantiene salde le principali verità della fede (Trinità, Incarnazione, Redenzione, Giudizio) la possiamo chiamare sètta cristiana, altrimenti dovremo trovare un altro nome. Di queste sètte ce ne sono sempre state e ce ne saranno.

2. LA NON MISERICORDIA: interpretazione teologica

Chi assume un atteggiamento non misericordioso deve giustificarlo a se stesso e agli altri: anzi, deve addirittura trovare un posto adeguato a questo atteggiamento davanti a Dio stesso. Scopriamo quindi che i non misericordiosi si rifanno per gran parte della loro " teologia " all'Antico Testamento. Non possono rinnegare il Nuovo, ma gli mettono alla pari l'Antico e cercano nell'Antico i fondamenti della loro conoscenza di Dio.
Ora l'Antico Testamento conosce Dio in modo incompleto, parziale, non adeguato a figli, ma a schiavi (cfr. Calati). La conoscenza che gli uomini hanno avuto di Dio nell'Antico Testamento si è prestata spesso e facilmente nell'ebraismo e nei vari gruppi da esso emergenti (farisei, sadducei, esseni) ad atteggiamenti di non misericordia. L'uomo che contemplava - e che contempla - il Dio dell'Antico Testamento trova con facilità lo spunto per assumere la non misericordia come uno dei suoi atteggiamenti fondamentali. Difatti Dio non aveva ancora mandato il Figlio suo, in cui abita corporalmente tutta la Divinità, per farsi conoscere come ad amici, non aveva mostrato tutto il suo amore, che trova la manifestazione completa e visibile nella persona di Gesù, non aveva effuso lo Spirito di misericordia: non si era fatto conoscere primariamente come Padre, come Figlio, come Spirito Santo.
L'uomo non conosceva la vita tri-dimensonale-trinitaria di Dio: non conosceva l'unico Dio in Tre Persone (Dio che vive uno nella Trinità). Chi conosce Dio in modo imperfetto si forma un'idea dell'uomo inadeguata, così pure della società e dei rapporti interpersonali dell'uomo si costruisce una teologia - e l'uomo religioso una sociologia quindi - in base alla sua conoscenza di Dio.
Chi conosce Dio Padre, Figlio e Spirito Santo sa qua! è l'amore del Padre al Figlio, un amore che è Dono, Gratuità pura. Chi conosce l'amore del Figlio al Padre conosce l'ubbidienza spontanea e generosa, risposta di vero amore, dipendenza totale, richiesta della manifestazione della Volontà del Padre non per curiosità, ma per esserne guidato. Chi conosce l'amore che è Spirito Santo conosce il rispetto e l'adorazione vera, conosce l'umiltà e la mitezza, la preghiera e la gioia, il perdono dei nemici, il desiderio di salvezza per tutti - peccatori compresi - e l'attesa fiduciosa fino al limite non della pazienza, ma della propria vita. Conosce anche il valore degli uomini per i quali Gesù, il Figlio, si è incarnato ed è morto e risorto e conosce il valore di tutte le cose, di tutte le creature, opera d'amore e dono del Padre al Figlio e non di costrizione.
Chi conosce Dio Trinità conosce un Dio misericordioso amante degli uomini, dei peccatori! Chi Lo conosce e Lo ama si lascia coinvolgere nella sua vita d'amore - liberamente - e nella sua espressione d'amore verso tutti, perché conosce la morte di Gesù ed il Suo amore per i Suoi carnefici. Conosce un Dio che è amore fin dal principio e rimarrà Amore fino alla fine.
Chi si ferma alla conoscenza di Dio come ce la tramanda il Vecchio Testamento o ad una conoscenza puramente filosofica, arriva a contemplare un Dio, senza relazioni, unica persona. Ebbene, un Dio così, unica persona - "senza relazione" - non può essere amore che è pura relazione (Dio è amore). Se Dio fosse una unica "persona", chi avrebbe Egli potuto amare prima della creazione del mondo? nessuno ( non avrebbe avuto relazione con alcuno! ). Per poter amare, cioè per poter essere se stesso (Dio è amore) - avrebbe dovuto per forza creare qualcuno cui donarsi. Ma se è costretto a creare, non è più libero: non è più Dio! Un Dio non libero ha qualcosa che lo costringe: non è sopra tutto. Non è Dio. Solo Dio Amore in sé sussistente come Amore può essere libero, può essere Dio.
Chi conosce Dio come "unica persona" si forma un'idea di sé e del proprio gruppo con immagini e impulsi di costrizione, che si manifestano in dominio, in esclusione, in proselitismo violento, in mancanza di pazienza, mancanza di attesa, mancanza di misericordia. Per essi il mondo è tutto malvagio: tutto fa paura. È chiaro: il mondo - uomini compresi - fa paura ad un Dio costretto da esso (come un padre ha istintivamente atteggiamento di rifiuto per un figlio non voluto liberamente e che è costretto ad accettare accanto a sé). Così il mondo viene visto malvagio, e se questo Dio può e ne ha " giustificata occasione " lo distrugge: manifesta così il suo esser Dio, con la fine del mondo, con la distruzione completa dell'uomo (anima e corpo), per dare finalmente origine ad un mondo liberamente voluto da Lui, come piace ora a Lui, dopo l'esperienza negativa della prima creazione (quale garanzia che sia così? illusione). Un Dio così sarebbe costantemente in contraddizione con se stesso e non è nemmeno secondo la vera conoscenza dell'Antico Testamento, la quale è solo un avvio per una conoscenza più completa. Ma chi si rifà solo o principalmente alle nozioni Veterotestamentarie arriva a questo punto. E chi è a questo punto nella sua evoluzione psicologica personale o sociale si rifà con preferenza all'Antico Testamento (o meglio, ad un'idea primordiale e filosofica di Dio che trova maggiori appoggi nelle esperienze vissute e trasmesse da Israele. Il Dio dell'Antico Testamento vuole in realtà a pii) riprese manifestarsi Amore, padre tenero e misericordioso, ma il popolo si mostra più sensibile e reagisce maggiormente alla sua conoscenza imperfetta e primitiva di un Dio giudice severo).
I Testimoni di Geova si rifanno appunto con preferenza all'Antico Testamento; nel Nuovo non ne vedono lo sviluppo, il completamento, il compimento. La loro conoscenza di Dio rimane perciò limitata e incompleta. Le rivelazioni del Nuovo Testamento sulla vita di Dio vengono sottomesse a quelle del Vecchio Testamento, piuttosto che viceversa. Ne consegue che essi, come unico punto fermo della loro dottrina dagli inizi fino ad oggi, hanno il rifiuto netto della visione trinitaria di Dio. Da qui nasce ogni altro rifiuto delle verità della fede e un'assenza di misericordia straordinariamente evidente sia all'interno che all'esterno della loro "congregazione", come vedremo in seguito.

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