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 (i loro palazzi a Brooklyn) | Dedico questo lavoro ai cristiani di Zortea, che da cinquant'anni in molti modi soffrono la divisione creatasi nella loro famiglie e nella loro comunità per opera della Società Torre di Guardia, e tuttavia sono rimasti perseveranti nella fede di Gesù Cristo. Zortea, domenica di Passione, 1980 | |
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 Adunanze - La sala del regno  | ||
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 | II mistero della Santissima Trinità  Lo Spirito Santo Anima immortale II comportamento morale | 
| documentazioni dai loro testi | 
INTRODUZIONE
È con dolore che scrivo queste pagine. Vorrei poter riconoscere nei Testimoni 
  di Geova dei fratelli, dato che adorano " Geova Dio ", lettura strana 
  del nome di Dio, ma pur sempre il nostro Dio e Padre del Signore Gesù Cristo.
  La maggior parte di essi erano dei cari fratelli nella Chiesa cattolica: vorrei 
  poterli riabbracciare, almeno come ho potuto abbracciare molti fratelli - che 
  mi considerano loro fratello - appartenenti a Chiese che non sono ancora in 
  piena Comunione con la Chiesa cattolica.
  Ma purtroppo è stata riversata in essi una così profonda avversione verso la 
  Chiesa cattolica, che non possono neppure pregare
  insieme a me.
  Le seguenti pagine non sono per loro. Sono per i cristiani che con loro hanno 
  avuto un incontro e rimangono perplessi, perché non posseggono una conoscenza 
  sicura ed ampia delle Sacre Scritture, o rimangono scossi dalla loro sicurezza. 
  Sono un piccolo aiuto.
don Vigilio Covi
Iª PARTE
RIFLESSIONI
Cerchiamo di capire la loro esperienza
  C'è tra loro chi ha fatto una scelta di fede e vive di fede, amando "Geova" 
  e lasciandosi amare da lui. È spesso, ma non sempre, una scelta decisa da adulti: 
  un'esperienza di vita nuova che li distanzia nettamente dalla vita precedente.
  C'è tra loro anche chi vive di polemica contro la Chiesa e il mondo, più che 
  di fede. (È l'impressione che si ricava dalla lettura dei loro libri e periodici). 
  Come cresce poi la loro fede? La loro risposta a Dio?... Cresce sul fondamento 
  degli Apostoli o su immaginazioni e ragionamenti umani? Purtroppo ci sembra 
  di dover ammettere che gran parte del loro "edificio spirituale" è 
  costruito su errori di interpretazione della S. Scrittura, su conclusioni di 
  ragione più che di fede, su invenzioni strane...
  Non hanno occhi aperti e liberi per riconoscere la presenza e l'opera dello 
  Spirito di Dio. Sono molto attenti nell'osserva re il male, l'opera di Satana 
  nel mondo e pronti nel rilevarne la presenza laddove è già evidente. Di qui 
  ha origine il loro continuo atteggiamento di critica e di condanna, e lo spirito 
  settario: essi soltanto sono sulla retta via.
  Perciò non possono ascoltare nessuno che non sia dei loro, poiché a priori sanno 
  che nessun altro viene da Dio! Non si interpella e non si ascolta nessuna altra 
  voce: al di fuori della propria " Congregazione " Dio non può agire, 
  non può dar sapienza e luce agli altri (vedi ad es. la nota sui dizionari biblici 
  pag. 65 n. 1).
  Questa superbia spirituale porta a prendere la parola senza mai cederla: tanto, 
  quello che altri possono dire, è inutile, senza valore, se non addirittura satanico. 
  Questo modo di fare produce una vera cappa di oppressione psicologica e spirituale 
  su colui che ascolta, anche a prescindere dagli argomenti di cui si parla e 
  da eventuali minacce o appelli all'estrema possibilità di perdizione.
  Il male peggiore diffuso dai T. d. G. è a questo livello. E pochi se ne accorgono 
  e sanno distinguere questo "spirito di dominio" dallo Spirito Santo 
  con i suoi frutti e doni. (1} 
  Quello produce oppressione, paura e senso di inferiorità; mentre lo Spirito 
  Santo produce pace, gioia, libertà, pazienza ecc. (Gal 5,22). Molti cristiani 
  non sono preparati a distinguere (almeno a livello cosciente) gli spiriti. La 
  loro attenzione rimane sulle ragioni e argomenti discussi, sui quali spesso 
  sembra che i testimoni di Geova parlino bene e con coerenza.
  La presunta maggior scienza e " conoscenza " della Bibbia produce 
  effetto a scapito dello spirito di chi ascolta (e dello Spirito Santo); così 
  si sposta l'attenzione dall'essere (con Dio e il Padre) sul conoscere (le parole 
  di Dio).
  Il cristiano che ascolta corre il rischio di esser preso da un senso di inferiorità, 
  perché "non conosce la Bibbia come loro", di essere preso da spirito 
  di discussione e perde la pace interiore, di cui egli costantemente gode e che 
  non deriva dal conoscere frasi della Bibbia a memoria, ma dall'avere in sé Spirito 
  Santo, che è spirito di umiltà e di preghiera e di sacrificio e di amore, ma 
  anche di unità con gli altri cristiani, con i vescovi e con il Papa.
(1) Lo spirito di dominio è l'elemento di coesione dell'enorme e perfetta organizzazione dei T. d.G. Si pensi che tutto parte da Brooklyn-Pittsburgh, Pen.! I loro organi di stampa in Europa e in tutto il mondo sono traduzioni: nessuno potrebbe aggiungervi un articolo!
Chi ha incontrato i Testimoni di Geova ha fatto l'esperienza - 
  molte volte drammatica - di non sentire nel loro cuore nessuna misericordia. 
  Come mai? Donde viene questo atteggiamento? da quali presupposti psicologici 
  o di fede dipende? Come mai un gruppo che si definisce religioso e cristiano 
  non riesce a vivere, o non cerca di vivere la misericordia del Padre di tutti?
  Noi siamo chiamati a rivestirci di sentimenti di misericordia (Col 3,12). Questa 
  è la nostra vocazione bella ed esaltante. Essa però è sempre insidiata da una 
  grossa tentazione. E lo sappiamo tutti per esperienza personale: ne siamo stati 
  vittime in modo soggettivo (non abbiamo avuto misericordia) e in modo oggettivo 
  (non ci è stata usata misericordia). È una tentazione costante dell'uomo, figlio 
  di Adamo peccatore e accusatore, ergersi a giudice degli altri, condannare, 
  far sì che il Male, di cui uno si fa complice, gli ricada addosso piuttosto 
  che liberarlo da quel male stesso! Da questa tentazione non siamo esenti noi 
  cristiani, che spesso ci facciamo forti, per il nostro giudizio, addirittura 
  dalla nostra posizione di credenti (come è già successo ai primi discepoli di 
  Gesù che avrebbero invocato il fuoco su di una città...).
  Gesù, in molte occasioni, con forza, deve ricordare ai suoi che la misericordia 
  è indispensabile, pena l'esser fuori del cuore di Dio! Dio infatti è misericordioso: 
  il Padre usa misericordia e pazienza!
  Questa tentazione c'è a livello individuale e sociale, e ognuno dì noi deve 
  lottare contro di essa per poter rimanere nella somiglianza
  con Dio. Nessuna meraviglia, né scandalo, quindi, se dei nostri fratelli si 
  lasciano trasportare da un atteggiamento di non misericordia: non li vogliamo 
  giudicare né condannare: se potessimo li aiuteremmo a tornare nell'obbedienza 
  al desiderio di Dio, Egli vuoi essere Padre e vuoi vedere che i suoi figli - 
  noi - hanno un amore di padre per i loro fratelli (siamo battezzati nel nome 
  del Padre!).
1. LA NON MISERICORDIA: interpretazione psicologica
Ognuno di noi vede il peccato degli altri (e Io vede tutti i giorni); lo vede 
  molto bene, soprattutto se gli causa sofferenza! Ma se non siamo mai stati abituati 
  a vedere il nostro peccato e ad umiliarci per esso, e ci siamo considerati in 
  modo egocentrico, ci viene allora spontaneo giudicare, poi condannare e accusare 
  i peccatori che ci stanno attorno! È normale! È normale perché siamo peccatori. 
  È normale perché è il primo sintomo del peccato che è in noi. Adamo ed Eva, 
  dopo il loro primo rifiuto di obbedienza a Dio sono divenuti accusatori. Gesù 
  agii accusatori dell'adultera ha ricordato i loro peccati.
  È normale che l'uomo peccatore non sia misericordioso: manifesta in tal modo 
  la sua distanza da Dio distanziandosi dai fratelli che Dio gli ha dato. Vuole 
  distogliere l'attenzione al proprio peccato rivolgendola su quello degli altri. 
  È vero che i suoi fratelli sono peccatori, ma è vero che il Padre li ama ancora: 
  l'uomo che vive nel peccato dimentica questo secondo fatto che è più reale e 
  più eterno del primo. L'uomo nel peccato non ha occhi limpidi e liberi per vedere 
  Dio e seguire la direzione del Suo Amore. Beati i puri di cuore: vedranno Dio!
  Quando una persona cristiana porta alle estreme conseguenze la sua mancanza 
  di misericordia può arrivare a coinvolgere i suoi ragionamenti e le sue convinzioni 
  di fede. Ecco che si stacca dal Corpo della Chiesa, che, essendo formata da 
  uomini, porta sempre in sé il peso dei peccati dei suoi membri e quindi l'occasione 
  alla tentazione di non misericordia.
  E se la persona non misericordiosa è influente nella comunità (ha il carisma 
  di maestro o di profeta o di dottore...) trascina nella sua sequela altri fedeli 
  incapaci di giudizio proprio sulla Parola di Dio o incapaci di discernimento 
  degli spiriti: si formano in tal modo gruppi, sètte, comunità non misericordiose... 
  (per questo motivo a capo delle comunità cristiane non vengono dati " maestri 
  " o " profeti ", ma padri, persone che hanno attenzione non solo 
  alle verità della dottrina cioè ma anzitutto alla persona umana da salvare, 
  e sanno rispettarne i tempi di crescita, sanno dare il cibo assimilabile da 
  ciascuno secondo le sue capacità e i suoi tempi, sanno accogliere a braccia 
  aperte i peccatori che tornano settanta volte sette, sanno discernere anzitutto 
  gli spiriti...).
  Senza padri una comunità cristiana diviene associazione, società, non famiglia, 
  non popolo. Un'associazione dipende dai suoi membri e questi, con facilità, 
  quindi, non avendo appreso misericordia, possono suddividersi, staccarsi... 
  
  La mancanza di misericordia e di pazienza è stata alla base delle varie separazioni 
  e divisioni avvenute nella Chiesa dagli inizi fino ad oggi. Ed ognuna delle 
  chiese separate, a seconda della sua mancanza di misericordia iniziale è stata 
  afflitta da ulteriori divisioni e frazionamenti dei suoi membri, che hanno dato 
  origine a nuove ramificazioni...
  La mancanza di misericordia in una comunità si esprime nel fatto che essa ritiene 
  se stessa unica detentrice della verità e giudica gli altri come pagani, li 
  esclude da rapporti di fraternità e di collaborazione e di amicizia. Una comunità 
  così viene definita generalmente sètta. Se una sètta mantiene salde le principali 
  verità della fede (Trinità, Incarnazione, Redenzione, Giudizio) la possiamo 
  chiamare sètta cristiana, altrimenti dovremo trovare un altro nome. Di queste 
  sètte ce ne sono sempre state e ce ne saranno.
2. LA NON MISERICORDIA: interpretazione teologica
Chi assume un atteggiamento non misericordioso deve giustificarlo a se stesso 
  e agli altri: anzi, deve addirittura trovare un posto adeguato a questo atteggiamento 
  davanti a Dio stesso. Scopriamo quindi che i non misericordiosi si rifanno per 
  gran parte della loro " teologia " all'Antico Testamento. Non possono 
  rinnegare il Nuovo, ma gli mettono alla pari l'Antico e cercano nell'Antico 
  i fondamenti della loro conoscenza di Dio.
  Ora l'Antico Testamento conosce Dio in modo incompleto, parziale, non adeguato 
  a figli, ma a schiavi (cfr. Calati). La conoscenza che gli uomini hanno avuto 
  di Dio nell'Antico Testamento si è prestata spesso e facilmente nell'ebraismo 
  e nei vari gruppi da esso emergenti (farisei, sadducei, esseni) ad atteggiamenti 
  di non misericordia. L'uomo che contemplava - e che contempla - il Dio dell'Antico 
  Testamento trova con facilità lo spunto per assumere la non misericordia come 
  uno dei suoi atteggiamenti fondamentali. Difatti Dio non aveva ancora mandato 
  il Figlio suo, in cui abita corporalmente tutta la Divinità, per farsi conoscere 
  come ad amici, non aveva mostrato tutto il suo amore, che trova la manifestazione 
  completa e visibile nella persona di Gesù, non aveva effuso lo Spirito di misericordia: 
  non si era fatto conoscere primariamente come Padre, come Figlio, come Spirito 
  Santo.
  L'uomo non conosceva la vita tri-dimensonale-trinitaria di Dio: non conosceva 
  l'unico Dio in Tre Persone (Dio che vive uno nella Trinità). Chi conosce Dio 
  in modo imperfetto si forma un'idea dell'uomo inadeguata, così pure della società 
  e dei rapporti interpersonali dell'uomo si costruisce una teologia - e l'uomo 
  religioso una sociologia quindi - in base alla sua conoscenza di Dio.
  Chi conosce Dio Padre, Figlio e Spirito Santo sa qua! è l'amore del Padre al 
  Figlio, un amore che è Dono, Gratuità pura. Chi conosce l'amore del Figlio al 
  Padre conosce l'ubbidienza spontanea e generosa, risposta di vero amore, dipendenza 
  totale, richiesta della manifestazione della Volontà del Padre non per curiosità, 
  ma per esserne guidato. Chi conosce l'amore che è Spirito Santo conosce il rispetto 
  e l'adorazione vera, conosce l'umiltà e la mitezza, la preghiera e la gioia, 
  il perdono dei nemici, il desiderio di salvezza per tutti - peccatori compresi 
  - e l'attesa fiduciosa fino al limite non della pazienza, ma della propria vita. 
  Conosce anche il valore degli uomini per i quali Gesù, il Figlio, si è incarnato 
  ed è morto e risorto e conosce il valore di tutte le cose, di tutte le creature, 
  opera d'amore e dono del Padre al Figlio e non di costrizione.
  Chi conosce Dio Trinità conosce un Dio misericordioso amante degli uomini, dei 
  peccatori! Chi Lo conosce e Lo ama si lascia coinvolgere nella sua vita d'amore 
  - liberamente - e nella sua espressione d'amore verso tutti, perché conosce 
  la morte di Gesù ed il Suo amore per i Suoi carnefici. Conosce un Dio che è 
  amore fin dal principio e rimarrà Amore fino alla fine.
  Chi si ferma alla conoscenza di Dio come ce la tramanda il Vecchio Testamento 
  o ad una conoscenza puramente filosofica, arriva a contemplare un Dio, senza 
  relazioni, unica persona. Ebbene, un Dio così, unica persona - "senza relazione" 
  - non può essere amore che è pura relazione (Dio è amore). Se Dio fosse una 
  unica "persona", chi avrebbe Egli potuto amare prima della creazione 
  del mondo? nessuno ( non avrebbe avuto relazione con alcuno! ). Per poter amare, 
  cioè per poter essere se stesso (Dio è amore) - avrebbe dovuto per forza creare 
  qualcuno cui donarsi. Ma se è costretto a creare, non è più libero: non è più 
  Dio! Un Dio non libero ha qualcosa che lo costringe: non è sopra tutto. Non 
  è Dio. Solo Dio Amore in sé sussistente come Amore può essere libero, può essere 
  Dio.
  Chi conosce Dio come "unica persona" si forma un'idea di sé e del 
  proprio gruppo con immagini e impulsi di costrizione, che si manifestano in 
  dominio, in esclusione, in proselitismo violento, in mancanza di pazienza, mancanza 
  di attesa, mancanza di misericordia. Per essi il mondo è tutto malvagio: tutto 
  fa paura. È chiaro: il mondo - uomini compresi - fa paura ad un Dio costretto 
  da esso (come un padre ha istintivamente atteggiamento di rifiuto per un figlio 
  non voluto liberamente e che è costretto ad accettare accanto a sé). Così il 
  mondo viene visto malvagio, e se questo Dio può e ne ha " giustificata 
  occasione " lo distrugge: manifesta così il suo esser Dio, con la fine 
  del mondo, con la distruzione completa dell'uomo (anima e corpo), per dare finalmente 
  origine ad un mondo liberamente voluto da Lui, come piace ora a Lui, dopo l'esperienza 
  negativa della prima creazione (quale garanzia che sia così? illusione). Un 
  Dio così sarebbe costantemente in contraddizione con se stesso e non è nemmeno 
  secondo la vera conoscenza dell'Antico Testamento, la quale è solo un avvio 
  per una conoscenza più completa. Ma chi si rifà solo o principalmente alle nozioni 
  Veterotestamentarie arriva a questo punto. E chi è a questo punto nella sua 
  evoluzione psicologica personale o sociale si rifà con preferenza all'Antico 
  Testamento (o meglio, ad un'idea primordiale e filosofica di Dio che trova maggiori 
  appoggi nelle esperienze vissute e trasmesse da Israele. Il Dio dell'Antico 
  Testamento vuole in realtà a pii) riprese manifestarsi Amore, padre tenero e 
  misericordioso, ma il popolo si mostra più sensibile e reagisce maggiormente 
  alla sua conoscenza imperfetta e primitiva di un Dio giudice severo).
  I Testimoni di Geova si rifanno appunto con preferenza all'Antico Testamento; 
  nel Nuovo non ne vedono lo sviluppo, il completamento, il compimento. La loro 
  conoscenza di Dio rimane perciò limitata e incompleta. Le rivelazioni del Nuovo 
  Testamento sulla vita di Dio vengono sottomesse a quelle del Vecchio Testamento, 
  piuttosto che viceversa. Ne consegue che essi, come unico punto fermo della 
  loro dottrina dagli inizi fino ad oggi, hanno il rifiuto netto della visione 
  trinitaria di Dio. Da qui nasce ogni altro rifiuto delle verità della fede e 
  un'assenza di misericordia straordinariamente evidente sia all'interno che all'esterno 
  della loro "congregazione", come vedremo in seguito.